Lo scorso 22 aprile nella sede dell’ONU, il premier Matteo Renzi ha siglato assieme ai capi di Stato e di Governo di 170 Paesi l’Accordo raggiunto a dicembre alla Cop 21 di Parigi da 195 nazioni più l’Ue, che prevede di limitare l’aumento della temperatura globale del pianeta al di sotto di 2 gradi °C, con l’impegno di non superare comunque 1,5 °C, e di sostenere i paesi ad economie emergenti nell'effettiva attuazione dell’accordo. Un primo passo cui ne deve seguire però un successivo, perché l’accordo entrerà in vigore solo 30 giorni dopo che lo avranno ratificato almeno 55 paesi, che rappresentano il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra. Dopodiché dovranno essere messe in atto tutte le azioni necessarie per renderlo concreto. Per l’Italia ad esempio, secondo quanto dichiarato da Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in occasione del Meeting di Primavera «è necessaria una nuova Strategia energetica nazionale» perché «con questo passo l’Italia, pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020 sarebbe ben lontana dall’obiettivo europeo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi». I dati del “Italy Climate Report 2016” resi noti durante il Meeting di Primavera indicano infatti che nel 2015, dopo anni di calo (-20% al 2014 rispetto al 1990) le emissioni di gas serra in Italia sono aumentate di circa il 2,5%. Il motivo –spiega il rapporto – va ricercato nel quadro delle politiche energetiche dell’ultimo triennio, quando le rinnovabili hanno fatto registrare una crescita modestissima dello 0,2% l’anno (sono passate dal 16,7% nel 2013 al 17,3% del 2015), ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili, passando dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Mentre lo sviluppo delle fonti rinnovabili tra il 2005 e il 2012 era aumentato dall’8% a circa il 16% del consumo nazionale, molto sopra la media europea, collocando il nostro Paese fra i leader mondiali. «L’attuazione dell’Accordo di Parigi - ha dichiarato Edo Ronchi - obbliga ad una svolta delle politiche climatiche, a tutti i livelli, compreso anche quello nazionale. Passando all’attuazione cresce la consapevolezza del maggiore impegno richiesto dal nuovo obiettivo dell’Accordo, per stare ben al di sotto dei 2°C , facendo sforzi verso 1,5°C. Prima si parte, prendendo atto realmente del nuovo obiettivo, prima si possono cogliere le opportunità di nuovi investimenti, di nuova occupazione, di sviluppo di una green economy, richiesti e promossi dalle più incisive misure climatiche dell’Accordo di Parigi». Il Rapporto “Italy Climate Report 2016” indica anche le politiche e le misure necessarie per attuare l’Accordo di Parigi, che prevedono strategie ed azioni per l’affermazione di una economia circolare, in grado di raggiungere obiettivi ambiziosi di recupero e riciclo, di minimizzare la produzione di rifiuti, di ridurre la dipendenza dall’estero di materie prime, di attivare un circuito virtuoso capace di promuovere l’eco-design e la progettazione intelligente di prodotti altamente riciclabili, riparabili e a basso impatto ambientale. Importante, secondo il rapporto, anche le attività a sostegno dell’innovazione e della ricerca orientata alla green economy, promuovendo le eccellenze italiane e la competitività su un mercato internazionale sempre più orientato al green, investendo sulle nuove tecnologie low carbon che saranno necessarie sia nella fase di transizione sia in quella di affermazione di un sistema economico a emissioni di gas serra basse o nulle.