Un settore frammentato, ma con una necessaria spinta all’aggregazione, dove è presente l’attenzione all’efficienza e dove nonostante una contrazione dei ricavi sono stati fatti importanti investimenti in ricerca e sviluppo. Un settore che contiene al suo interno mondi diversi, con alcuni punti comuni, ma con differenze profonde tra i vari attori sulla base della loro composizione e degli ambiti di appartenenza. Queste in sintesi alcune delle considerazioni che scaturiscono osservando la fotografia delle aziende del settore dei servizi di pubblica utilità, ovvero rifiuti, acqua, gas, energia elettrica e scaturita dallo studio Top Utility 2017, presentato ieri a Milano da Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys e coordinatore del gruppo di ricerca. Lo studio mette insieme i 100 maggiori operatori di un settore che riveste un ruolo sempre più importante nell’economia del paese, ma che proprio all’interno del tessuto economico e sociale italiano vede muoversi e relazionarsi in maniera diversa i vari soggetti. Nel 2015 le maggiori 100 utility italiane hanno infatti prodotto ricavi pari al 6,6% del PIL, dando lavoro a circa 133.000 addetti (+1,5% rispetto all'anno precedente). Tra queste però vi sono realtà che hanno ancora un buon rapporto tra margini e ricavi, come ad esempio le aziende elettriche e del gas, ed altre alle quali le cose non vanno altrettanto bene come per quelle del settore ambientale e per gli operatori del settore rifiuti, che nell'ultimo triennio hanno invece visto emergere una progressiva riduzione dei margini. Anche gli investimenti in impianti e infrastrutture hanno segnato nel 2015 un aumento significativo rispetto all'anno precedente (+12,2%), ma ad investire sono prevalentemente società elettriche (47,9% del totale) e multiutility (31,6%). Così, in un quadro dove i ricavi sono sempre minori, si rende necessario un approccio sempre più orientato all’efficienza. In questo le aziende che si occupano di rifiuti si dimostrano senza dubbio preparate, con prestazioni, anche nel 2015, superiori alla media nazionale. Come già era emerso la scorsa estate dallo studio Confservizi Cispel Toscana, quindi, il mondo delle utility legate ai rifiuti è molto particolare, dove notevoli differenze a livello di crescita economica e di conseguenza di capacità di investimenti, si riscontrano al suo stesso interno, tra chi gestisce l’interno ciclo dalla raccolta al trattamento e smaltimento, chi si occupa della sola gestione di impianti e chi invece dei soli servizi. Un mondo che non è molto cambiato rispetto ad un anno fa. Nel febbraio 2016, infatti, Utilitalia nel suo Green Book evidenziava come il settore dei rifiuti presentasse una situazione di grande frammentazione, con oltre mille gestioni ancora in economia, un forte ritardo nella definizione degli Ambiti Territoriali, poche gare per gli affidamenti e quindi grandi differenze con il resto dell’Europa. Secondo lo stesso Marangoni, però, “il processo di aggregazione tra imprese andrà avanti nonostante gli 'stop & go' della politica”.