Plastica circolare sfida da 235 miliardi

Dagli imballaggi per proteggere i prodotti e conservare gli alimenti ai consumi fuori, fino agli utilizzi nelle sale operatorie e molto altro ancora. La plastica è presente in ogni aspetto della nostra vita quotidiana perché è un materiale versatile, leggero, resistente, economico e soprattutto essenziale per fare tantissime cose diverse con un`impronta di carbonio più bassa di molte alternative più rare, costose e pesanti. Eppure, la plastica oggi viene demonizzata, perché è vista come un mostro che sta uccidendo il nostro pianeta. Ma è veramente così? Il problema, secondo il report "Global Plastics Outlook 2022" dell`Ocse, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, non è tanto la plastica in sé ma la gestione critica dei nostri prodotti durante il loro ciclo di vita, in particolare nella fase del post consumo. L`Ocse, infatti, denuncia che il mondo sta producendo il doppio dei rifiuti di plastica rispetto a due decenni fa ma solo il 9% di questi rifiuti è stato riciclato, il 19% è stato incenerito, il 50% è finito in discariche controllate, il restante 22% è stato abbandonato, bruciato a cielo aperto o gettato nell`ambiente. Di questo passo, avverte l`Ocse, se non ci saranno riforme adeguate, la quantità di rifiuti di plastica prodotti nel mondo è destina- ta a triplicare passando da 460 milioni di tonnellate nel 2019 a 1,3 miliardi nel 2060, con circa la metà di questi rifiuti che finirà in discarica e meno di un quinto riciclato. Che fare allora? Una risposta ha provato a fornirla Plastics Europe, l`associazione europea dei produttori di materie plastiche, che a ottobre ha varato una roadmap ("The Plastics Transition") per accelerare la transizione verso una plastica circolare. Gli obiettivi sono: ridurre le emissioni di gas serra nel settore del 28% al 2030 e azzerarle al 2050. Si punta poi a sostituire in modo graduale la plastica di origine fossile con quella circolare introducendo target ambiziosi per passare dal 12% al 25% del consumo europeo di plastica circolare entro il 2030 per arrivare al 65% entro il 2050. Un percorso che costerà all`industria, tra investimenti e oneri, qualcosa come 235 miliardi di euro. «La roadmap pone obiettivi ambiziosi ma realistici, purché tutti - istituzioni europee e nazionali, industria e società civile - collaborino per superare le attuali barriere che sono prevalentemente di tipo normativo e si ripercuotono sugli investimenti», spiega Lorenzo Bottinelli, presidente di Federchimica-Plastics Europe Italia. «Quindi, per prima cosa è necessario sbloccare gli investimenti attraverso norme che ne rendano la realizzazione economicamente sostenibile per l`indu- stria, poi occorre potenziare le infrastrutture e infine istituire un sistema europeo armonizzato di gestione dei rifiuti. Tutti passaggi che contribuiranno a sviluppare soluzioni in grado di raggiungere gli obiettivi di contenuto di plastica circolare per le principali applicazioni». Quali? «Innanzitutto, dobbiamo migliorare il riciclo meccanico e investire su quello chimico per incrementare la circolarità della plastica, passando dall`attuale 12% al 25% di utilizzo di plastica circolare e incentivare l`utilizzo di bioplastiche e biopolimeri», risponde Bottinelli. Ma la grande sfida per l`industria di settore è rappresentata dal riciclo chimico, tecnologia complementare al riciclo meccanico, su cui molte aziende stanno già investendo per il recupero delle plastiche post consumo. «Al momento, la soluzione migliore sembra essere il processo termochimico chiamato pirolisi, che trasforma i rifiuti di plastica in olio di pirolisi utilizzabile come materia prima per sintetizzare nuovi prodotti chimici o materiali con caratteristiche identiche a quelli prodotti con materie prime fossili», sottolinea Bottinelli. Se da una parte la produzione delle confezioni di plastica non diminuisce, dall`altra - almeno per l`Italia - aumenta notevolmente il Acido e il riutilizzo di questo materiale. Secondo i dati di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, nel 2022 (ultimo dato aggiornato) sono state raccolte quasi 1,5 milioni di tonnellate di imballaggi, di cui un milione sono state avviate a riciclo. Un risultato che ha permesso di ottenere un risparmio di 524mi1a tonnellate di materia prima vergine (l`equivalente per produrre 11 miliardi di flaconi per detersivi da I litro) e di evitare la dispersione di oltre 885mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Tuttavia, sul futuro del riciclo in Italia pesa come un macigno la nuova proposta della Commissione europea di revisione della legislazione su imballaggi e rifiuti di imballaggio (Regolamento Ppwr), approvata dal Parlamento Ue a novembre. Proposta accolta con sfavore dall`Italia, perché più incline al riutilizzo che al riciclo. «Il riutilizzo, rispetto al riciclo, ha un impatto ambientale non misurabile e una difficile implementazione. E poi questa misura svaluterebbe la filiera italiana del riciclo, un`eccellenza costruita in 25 anni di attività. Pertanto, l`auspicio che gli emendamenti proposti dal Parlamento europeo possano trovare accoglimento nel Trilogo», conclude Giovanni Bellomi, dg di Corepla.

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