
E’ stata resa pubblica solo oggi l’enciclica di Papa Francesco ma già da qualche giorno era possibile leggere in rete l’atteso documento in cui il capo della chiesa cattolica delinea il modello da seguire per tutelare quella che ha definito “la casa comune”. Centonovantadue pagine, suddivise in un’introduzione, sei capitoli e due preghiere conclusive con cui papa Francesco affronta i temi ecologici a partire dai cambiamenti climatici, la questione dell’acqua, la perdita della biodiversità e li intreccia con i problemi sociali e della disuguaglianza che esiste sul pianeta, riconducendone l’origine ad un modello di sviluppo lontano dall’essere sostenibile e che invita dunque a riconvertire in un vero e proprio appello: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. E dunque, scrive nella premessa Papa Francesco, “rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta”. Il primo dei sei capitoli in cui è suddivisa l’enciclica, si sofferma su un’attenta analisi dell’attuale situazione del pianeta che ricomprende anche il tema dei rifiuti nell’alveo di quella che Papa Francesco definisce “la cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura”. Si legge infatti: “si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia”. Il Papa indica anche la soluzione al problema che potrebbe essere definita una sorta di “manifesto” verso un’economia circolare, basata sulla riduzione dell’uso delle risorse, il riutilizzo e il riciclo dei materiali. “Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi”. Un monito importante che meriterebbe di essere seguito.