Gli Stati Generali della Green Economy, che si sono tenuti il 3 e 4 novembre a Rimini nell’ambito di Ecomondo, hanno dimostrato che le imprese italiane della green economy sono diventate una parte decisiva e qualificante dell’economia. La prima Relazione sullo stato della green economy italiana presentata da Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy, ha infatti attestato una crescita consistente dell’imprenditoria verde in Italia, con il 27,5% di imprese cosiddette “Core green”, ovvero le imprese che in ciascuno dei settori considerati, producono beni o servizi ambientali o specificamente finalizzati ad elevate prestazioni ambientali, ed il 14,4% di imprese Go green, quelle che pur non producendo beni o servizi ambientali, hanno comunque adottato modelli green di gestione. Positivo il trend nell’uso efficiente delle risorse, più marcato in Italia rispetto alla media europea; buoni anche i dati del recupero di materia con 84 milioni di tonnellate di rifiuti urbani avviate a riciclo nel 2013 ed il 76% dei rifiuti speciali riciclati. Ma sul settore dei rifiuti ed in particolare sul riciclo, vi sono ampi margini di miglioramento dato che ancora oltre 9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani vanno a finire in discarica. Sono comunque dati importanti quelli che emergono dalla Relazione sullo stato della green economy italiana, anche se ancora però poco conosciuti ed altrettanto scarsamente percepiti, come ha voluto sottolineare anche Edo Ronchi, e come ha ben dimostrato Jeremy Tamanini, Fondatore del Dual Citizen e Autore del Global Green Economy Index™ (GGEI) nella sua relazione. “Gli Stati Generali del 2015 – ha detto Edo Ronchi – hanno registrato una presenza consistente di imprese green in numerosi settori. Una presenza che però è poco valorizzata sui media e segnala anche una differenza fra la presenza reale e la percezione della forza della green economy in Italia. Occorre superare questo gap di comunicazione in modo tale che questa realtà, parte decisiva e qualificante dell’economia italiana, possa essere finalmente conosciuta”. Nel Global Green Economy Index illustrato da Jeremy Tamanini, l’Italia è percepita sia al suo interno che dall’esterno come un paese con performance inferiori ai Paesi del Nord Europa nel campo della sostenibilità e della green economy anche se questo non corrisponde alla realtà dei fatti e l’Italia dovrebbe lavorare per invertire la tendenza. “Il brand Italia – ha detto Jeremy Tamanini – indica al tempo stesso l’origine e la qualità di un prodotto fatto in Italia, ma questo marchio non è stato ancora trasferito all’economia verde made in Italy, mentre questa sarebbe una storia molto avvincente da raccontare”.