Per il riciclo torna il rischio paralisi

Dal nostro inviatoForse la tecnologia e l'innovazione potranno mitigare l'emergenza rifiuti il cui rischio sempra profilarsi in Italia dopo lo stop della Cina all'import di materiali riciclati. Laraccolta differenziata è sempre più efficace, l'Italia è tra i Paesi più bravi al mondo a cominciare dal Veneto riciclone, ma i materiali da rigenerare si accumulano perché l'intera Europa non ha un mercato a valle che chiede prodotti diriciclo. L'offerta altissima e la domanda modesta fanno cadere i prezzi. Già nelle settimane scorse l'Assocarta aveva lanciato un allarme accorato, segnali sull'alluminio, ma il segmento più esposto è la plastica. I prezzi bassi tolgono convenienza alle attività di raccolta differenziata, che diventa una spesanetta come conferma lo studio appena condotto da Massimo Beccarello e Giacomo Di Foggia del Cesisp Università Milano Bicocca («Il servizio di gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani in Italia: valutazioni diefficienza e proposte diregolamentazione»). I materiali si accumulano nei depositi senza trovare più uno sbocco di mercato come quella Cina che fino a qualche mese fa assorbiva spasmodicamente materie prime d'ogni tipo. Forse presto il Conai sarà costretto a rincarare il contributo ambientale sugli imballaggi che i consumatori pagano su ogni merce confezionata per finanziare la raccolta differenziata.Nei giorni scorsi a Palermo il consorzio Corepla per il riciclo della plastica ha riunito gli esperti di ambiente e di imballaggi per capire le tendenze. La sfidasi sposta sul piano della tecnologia. Mentre i Paesi meno strutturati dell'Asia e dell'Africa, privi di servizi rifiuti, rovesciano negli oceani tonnellate di flaconi dibevande dolci e detersivi e ciarpame assortito; mentre ognilavatrice scarica per lavaggio 7oomila invisibili microfibre dei tessuti che entrano in acqua nel ciclo alimentare dei pesci, nel frattempo in Italia si affina il sistema di raccolta e riciclo e si cercano plastiche meno impattanti.I batteri mangiaplasticaue esempi di innovazione fra quelli presentati a Palermo alle «Giornale della ricerca» del consorzio Corepla. L'Università di Verona studia come far digerire laplastica daibatteri che (assicura il professor Giovanni Vallino) riescono a depolimerizzare perfino i poliesteri naturali. La Carbios (spiega Martin Stéphan) inserisce nella molecola di acido polilattico un enzima che lo "mangia": la plastica biodegradabile si distrugge da sola quando si trova in condizioni di rifiuto. Plastica biodegradabile di cui l'Italia è uno dei Paesi leader nel mondo e che si presta perfettamente, come ha ricordato Marco Versari presidente dell'associazione industriale Assobioplastiche, per ridurre l'impatto ambientale di quei prodotti usa-egetta che altrimenti possono contaminare i rifiuti organici da trasformare in compost.Il riciclo correNel 2017 chiuso da poco gli italiani hanno raccolto 1,07 milioni di tonnellate di plastica dai rifiutisono i dati ufficializzati dal presidente del consorzio Corepla, Antonello Ciotti - pari a 17,7 chili per abitante, dai formidabili veneti (18,9 chili a testa) fino ai siciliani(appena7,5chili).Maquanto è effettivamente riciclato? In Italia quasi il 6o%, mentre il 40,3%io che non trova destinazione deve essere usato come combustibile di qualità nei cementifici al posto del più inquinante pet coke.La crisi degli impiantiIl presidente del Conai, Giorgio Quagliuolo, sollecita più impianti di riutilizzo di carta e plastica come combustibile di qualità perchéilmercato delriuso è bloccato. Oggi le inadeguatezze impiantistiche del Mezzogiorno si rovesciano soprattutto negli impianti dell'Alta Italia, dove cominciano ad arrivare anche i sovrappiù dei materiali tedeschi da rigenerare che la Cina non accoglie e l'Europa non assorbe. In queste condizioni di equilibrio estremo basta l'avaria di un inceneritore inItalia del Nord oinAustria, Polonia o Slovenia per generare un effetto domino.

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