Le Linee guida regionali per la gestione del gas di discarica partono da Re Mida

A due anni e mezzo dalla sua nascita, il progetto Life Re Mida, finanziato dalla Commissione Ue e finalizzato allo sviluppo di tecnologie innovative per la gestione del gas di discarica, ha gambe forti e robuste per fare da base alla stesura delle Linee guida regionali per la gestione del gas di discarica in fase di post gestione; allo stesso tempo, il progetto ideato dall’Università di Firenze con il partenariato della Regione, insieme a Centro Servizi Ambiente Impianti spa e Sienambiente spa, può dare il via a una proposta di approfondimento della normativa tecnica di riferimento (landfill directive) che potrebbe incidere su una positiva modifica della normativa nazionale e comunitaria.In altre parole, dopo i risultati ampiamente incoraggianti giunti finora, dunque è arrivato il momento della condivisione e del salto verso la replicabilità per incidere nel quadro normativo nazionale e comunitario. Un tema sul quale oggi a Firenze in Palazzo Bastogi si sono confrontati, insieme all’Ateneo cittadino e alla Regione Toscana, le agenzie Arrr, Arpat, Arpa Campania, Arpae Emilia Romagna, Arpa Lombardia, Arpa Piemonte, Arpa Veneto, Arpa Lazio, Appa Bolzano e la Città Metropolitana di Torino.«Una condivisione di percorsi e soluzioni possibili utile è fondamentale – ha spiegato Renata Caselli, dirigente del settore Servizi pubblici locali, energia e inquinamenti della Regione Toscana – L’obiettivo è quello di promuovere l’utilizzo della tecnologia qui sperimentata e valutare la possibilità di intervenire con una modifica o interpretazione della normativa nazionale e comunitaria vigente per garantire una auspicabile uniformità di comportamenti in campo nazionale e una certa armonia di iter anche dal punto di vista delle autorizzazioni».Come ha illustrato oggi Isabella Pecorini dell’Università di Firenze – e come abbiamo documentato nel corso degli anni anche su greenreport –, il progetto Life Re Mida ha dimostrato di dare ottimi risultati riuscendo a eliminare i gas climalteranti e anche gli odori che fuoriescono dalle discariche esaurite. Pecorini ha ripercorso inoltre i processi che hanno portato alla realizzazione di due impianti pilota presso due discariche toscane, quella di Podere il Pero (Castiglion Fibocchi, Arezzo) dove è stato installato un biofiltro collegato al sistema di estrazione del gas di discarica attualmente presente, e quella de Le Fornaci di Monticiano (Siena), dove è stato realizzato un sistema di biofiltrazione passivo per il trattamento dei gas residuali. Quindi Pecorini ha spiegato il trattamento del gas residuale che essendo povero, perché senza potere calorifico e quindi non recuperabile dal punto di vista energetico, non ha neppure le caratteristiche per poter essere distrutto, indicazioni che arrivano dalla Commissione europea.Come riassumono dalla Regione, l’unica via possibile quindi «è la biofiltrazione tramite l’ossidazione biologica, processo che il progetto Re Mida mette a punto con ottime performance, sia dal punto di vista tecnologico che, non trascurabile, economico. Non ultima caratteristica, la proiezione nei tempi che verranno: il processo messo a punto da Re Mida è particolarmente adatto al materiale non biodegradabile, contenuto che sarà sempre più presente nelle discariche del futuro».

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