La Cina non vuole più essere la discarica di tutto il mondo

Il mondo non sa più dove depositare i propri rifiuti. La Cina da gennaio ha vietato l'importazione di 24 categorie di rifiuti solidi, tra i quali alcuni tipi diplastiche, carte e rifiuti tessili. Il Dragone non ha più voglia di essere la discarica del mondo intero. In tal senso, la città di Guiyu è la più grande per quanto riguarda i rifiuti delle apparecchiature informatiche.o stop all'importazione di alcuni tipi di rifiuti imposto da Pechino, è stato giustificato con motivi ecologici e per frenare il pericoloso inquinamento del paese. Il governo cinese intende migliorare la qualità dei rifiuti che entra nel proprio territorio e privilegiare quelli ben ordinati e trattati.Questa decisione del paese, che è il primo destinatario mondiale dei rifiuti da riciclare, semina scompiglio. L'Unione europea esporta la metà delle sue plastiche raccolte e trattate e l'85% prende la strada della Cina, ha fatto sapere a Le Figaro il responsabile dell'ufficio internazionale per il riciclo (Bir) che ha sede a Bruxelles. Adesso la Ue deve cercare soluzioni alternative, e deve fare lo sforzo di identificare nuovi mercati di sostituzione presupponendo che abbiano le capacità di trattarli. Si parla di India, Pakistan, Cambogia.La decisione di Pechino ha importanti conseguenze anche negli Stati Uniti che nel 2016 hanno inviato in Cina più della metà delle proprie esportazioni di rifiuti di metalli non ferrosi, carta e plastica: all'incirca 16,2 milioni di tonnellate. Alcune fabbriche non sanno come fare con i propri rifiuti e li stanno stoccando nei parcheggi e in siti esterni, ha fatto sapere la federazione americana dei rifiuti e del riciclo.Nell'immediato, l'impatto è devastante. Secondo le stime prudenti del Bir, le esportazioni mondiali di carta verso la Cina potrebbero crollare di un quarto fra il 2016 e il 2018, e quelle della plastica sprofondare dell'80% in due anni, passando da 7,35 a 1,5 milioni di tonnellate.Il divieto di Pechino pone anche uno spinoso problema alle imprese cinesi specializzate nel riciclo dei rifiuti e che sono estremamente dipendenti dai rifiuti dell'occidente. Per loro diventa difficile lavorare, secondo quanto ha riportato Le Figaro e alcune stanno pensando di chiudere, ma potrebbe anche verificarsi il potenziamento, in Cina, della filiera della rigenerazione dei rifiuti.

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