La Cna lancia l’allarme, in Toscana mancano gli impianti per gestire i rifiuti speciali

«I rifiuti si accumulano ovunque, sia nei magazzini delle aziende sia nei depositi delle aziende speciali, generando danni per l’intero sistema economico della nostra area». È questo l’allarme (ri)lanciato oggi tramite Cna Firenze Metropolitana e Cna Toscana Centro, che esprimono forte preoccupazione per la scarsità, nella nostra Regione, di impianti di smaltimento rifiuti in grado di accogliere, prima di tutto, gli scarti tessili prodotti dalle imprese del comparto moda di Prato, Pistoia, Firenze e dell’area empolese; difficoltà definite «soffocanti» a cui si sono aggiunti, recentemente, i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti delle imprese edili, i cosiddetti inerti, con la chiusura dell’impianto del Calice.In entrambi i casi si parla di rifiuti speciali: ovvero quei rifiuti prodotti dalle attività produttive, commerciali ma anche dalla stessa green economy (come nel caso dei rifiuti derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi). Per quanto riguarda la sola Toscana stiamo parlando di una quantità stimata – sottostimata, per la precisione – dall’Ispra in 10.064.794 tonnellate/anno, a fronte di “sole” 2,25 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Si tratta di rifiuti che, senza la presenza di impianti industriali in grado di gestirli e/o smaltirli secondo logica di prossimità e sostenibilità, finiscono per creare blocchi e costi aggiuntivi per le aziende toscane, nonché per offrire il fianco a infiltrazioni da parte della malavita.Da un lato – argomentano dalla Cna – le amministrazioni obbligano le aziende al rispetto dei nuovi regolamenti che impongono lo smaltimento degli scarti tramite aziende speciali, con notevole aggravio di costi. Dall’altro lato si chiudono impianti come il Cassero ed il Calice, deputati a smaltire questa tipologia di rifiuti e non si individuano siti alternativi per il conferimento. Le aziende che si trovano a dover gestire gli adempimenti relativi ai rifiuti spesso si devono scontrare con una normativa ricca di contraddizioni – aggiungono dall’associazioni – con inutili aggravi burocratici e con una progressiva lievitazione dei costi. Se da un lato va bene l’aumento della raccolta differenziata fino al raggiungimento degli obiettivi europei e a quella del recupero/riciclo dei rifiuti, dall’altro, per risolvere la situazione critica della gestione dei rifiuti occorre una visione strategica d’insieme, una seria politica industriale con una programmazione di lungo termine.Nel caso specifico, per una soluzione ottimale del problema – affermano Elena Calabria e Giacomo Cioni, presidenti, rispettivamente di Cna Toscana Centro e di Cna Firenze – è ormai improcrastinabile la costruzione degli impianti di termovalorizzazione già programmati», con un riferimento diretto all’impianto di termovalorizzazione di Case Passerini; al contempo, secondo l’associazione è necessario semplificare e sburocratizzare il sistema amministrativo di gestione dei rifiuti oggi in vigore, con l’istituzione di un’unica Ato che, accorpando le tre attualmente esistenti, possa gestire i rifiuti (urbani però, non speciali) a livello regionale in modo razionale, efficiente ed efficace.Una posizione cui nel pomeriggio ha risposto la Regione Toscana, intervenuta sul tema tramite il suo assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni. La Regione – affermano da Firenze – intende raccogliere l’appello lanciato dalla Cna e dalle altre associazioni di categoria, impiegando tutte le proprie energie e competenze per trovare soluzioni di sistema al tema dello smaltimento del rifiuti dei principali distretti produttivi, a partire dagli scarti tessili.L’assessore Fratoni osserva inoltre che dobbiamo prima di tutto investire su progetti innovativi che consentano di recuperare la materia e conseguire effettivamente la chiusura “circolare” del processo produttivo. Per questo motivo le strutture regionali stanno predisponendo, in collaborazione con il Sant’Anna di Pisa, un bando di prossima emanazione per progetti di ricerca e innovazione che vadano in questa direzione. Un’iniziativa di grande rilievo ma anche in questo caso, naturalmente, i rifiuti “non sparirebbero”: qualsiasi attività “green” di trattamento dei rifiuti, come ogni attività industriale, produce a sua volta scarti (dal riciclo di carta, plastica, vetro, legno e organico nel 2014 sono stati complessivamente prodotti rifiuti per 2,5 milioni di tonnellate) che è poi necessario poter gestire. È dunque necessario fare di più.Per la gestione della criticità creatasi a seguito della chiusura della discarica del Cassero, la Regione ha attivato, fin dalla scorsa estate, un tavolo con il Comune di Prato e le categorie economiche, procedendo da subito alla verifica della disponibilità negli impianti regionali; da Firenze tengono inoltre a precisare che l’impianto di Case Passerini, la cui autorizzazione è tuttora oggetto di contenzioso, è un impianto destinato al trattamento dei rifiuti solidi urbani che, in quanto tale, non potrebbe ricevere i rifiuti tessili recentemente deassimilati e passati quindi al regime degli speciali. L’assessore Fratoni aggiunge poi che ha avuto modo in questi giorni di incontrare il capo di gabinetto del Ministero dell’Ambiente, al quale ha espresso la piena disponibilità della Regione per le proposte che il ministero vorrà mettere in campo per la soluzione del problema e la sua gestione contingente. Ha inoltre proposto, fa sempre sapere l’assessore, che vengano definiti percorsi normativi in grado di inquadrare correttamente e quindi consentire l’effettivo recupero di materia all’interno del medesimo distretto produttivo.«Si tratta di un percorso complesso – concludono dalla Regione – ma che potrebbe rappresentare la vera svolta per applicare concretamente i principi dell’economia circolare nell’ambito del tradizionale tessuto produttivo toscano. Nel frattempo la Regione ha la necessità di proseguire nel confronto con gli imprenditori per gestire al meglio la fase attuale che continua a presentare una forte criticità. Non vi è dubbio che, come segnalato da Cna, conclude l’assessore, l’istituzione di un unico ambito regionale per i rifiuti, alla cui normazione la Regione sta lavorando, rappresenterà un elemento di forte semplificazione nella gestione dei flussi».

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