Rifiuti, non solo Roma allarme in tutta Italia è scontro tra regioni

L’Italia sta diventando una grande terra dei fuochi. Da Nord a Sud i rifiuti bruciano: in strada, negli impianti stracolmi, nei centri di stoccaggio dove rimangano accatastati per mesi perché non si sa più dove mandarli dopo che la Cina ha chiuso le frontiere e i fanghi non si possono più mettere nei campi agricoli in grandi quantità come fatto in passato. Il sistema mai governato dell'immondizia italiana sta collassando, tra un Nord che ha elevati livelli di differenziata, pochi impianti di riciclo e solo grandi inceneritori sempre più saturi, e un Sud che non ha né raccolta ecologica né termovalorizzatori. Il risultato sono quasi 500 incendi in due anni e continue emergenze, già scoppiate nel Lazio e in Sicilia ma che a breve potrebbero scoppiare anche in Campania, dove a gennaio si fermerà per lavori Acerra, e perfino nella virtuosa Emilia Romagna con i centri di differenziata ormai saturi. Così un settore che muove 10 miliardi di euro all'anno rischia di produrre solo inquinamento e di non dare servizi ai cittadini. Gli impianti Dopo decenni di autonomismo spinto delle regioni e di uno Stato che non ha più fatto da raccordo in tema di rifiuti, il sistema sta collassando con un divario sempre più forte tra Nord e Sud. Dei 41 termovalorizzatori attivi in Italia, due terzi sono installati tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. «Solo gli impianti di Lombardia ed Emilia Romagna smaltiscono il 75 per cento dei rifiuti globali», dice Rossana Laraia, direttrice del Centro nazionale rifiuti dell'Ispra. Le regioni del Sud non hanno impianti di smaltimento per garantire l'autosufficienza. Dei 30 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti annualmente in Italia, quasi la metà viaggia su camion dal Sud verso gli inceneritori del Nord, oppure da regione a regione verso le discariche. Il tutto con costi che raddoppiano e triplicano: da 100 euro a tonnellata si arriva a 200 e anche 300 euro se si deve smaltire fuori regione. Chi paga il conto? I cittadini, del Sud soprattutto. Una famiglia paga in media 271 euro all'anno: al Nord 239 euro, al Centro 279 e al Sud ben 317. La differenziata fantasma In Italia il divario c'è, e molto, anche sul fronte della differenziata. Il modello del porta a porta spinto del virtuoso Triveneto esportato nei grandi centri, da Roma in giù soprattutto, non funziona. E i risultati si vedono. La media italiana della raccolta ecologica è del 55 per cento, ma al Nord è del 66 e al Sud del 41 con grandi capoluoghi, come Palermo, che non arrivano al 20 per cento. Al Sud l'immondizia finisce in gran parte sottoterra e il vero nodo rimane quello della chiusura del ciclo: al Nord, nonostante i livelli alti di raccolta ecologica ci sono i termovalorizzatori, al Sud non c'è forte differenziata e nemmeno grandi impianti, così intere regioni non sanno alla fine dove mettere l'immondizia. L'Italia rischia di scoppiare: il Lazio è già in crisi, a gennaio l'unico impianto della Campania, quello di Acerra, si fermerà per manutenzione, in Emilia Romagna le aziende della differenziata hanno lanciato l'allarme perché hanno gli impianti saturi e si potrebbe così bloccare la filiera più virtuosa del Paese nella raccolta ecologica. Il fuoco che cova Ma in un sistema senza alcuna regia centrale, adesso si è aggiunta la guerra delle regioni. Il Nord, che ha già difficoltà enormi a piazzare parte della filiera del riciclo, con la Cina che ha chiuso le frontiere per la plastica ad esempio, minaccia di non accogliere più l'immondizia del Sud. La giunta Fontana in Lombardia ha approvato una delibera che prevede «accordi tra regioni» anche per far entrare i rifiuti differenziati. Un atto ostile della Lega dopo lo scontro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio: con il leader 5 stelle che ha detto no a nuovi inceneritori e il suo ministro, Sergio Costa, che ha bocciato il progetto del mega termovalorizzatore che 1'A2a, la holding delle municipalizzate lombarde, voleva realizzare proprio in Sicilia. Il risultato è che basta un nulla, un impianto che si blocca o che prende improvvisamente fuoco, per fare collassare la raccolta in intere aree. La Capitale ha chiesto aiuto al Nord, lo stesso aveva fatto la Sicilia nei mesi scorsi senza ricevere alcuna risposta. Il sistema è sull'orlo del collasso. «Bisogna incrementare la differenziata e non demonizzare l'incenerimento», dice Piero Martin, fisico esperto di rifiuti. Ma chi deve prendere queste decisioni? Le regioni non lo fanno, a Palazzo Chigi Salvini e Di Maio sull'argomento hanno posizioni inconciliabili. Nel frattempo l'Italia brucia.

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