«SEI TOSCANA utilizza forme di lavoro flessibili, soprattutto in corrispondenza di picchi di stagionalità propri dei servizi ambientali. Per cui oggi, di fronte al Decreto dignità inevitabilmente ci troviamo a fronteggiare l’urgenza della novità normativa, che ha un impatto rilevante sull’organizzazione del lavoro». Il presidente Leonardo Masi sente il dovere di spiegare cosa accade in Sei Toscana, gestore dei rifiuti della Toscana Sud. Sei Toscana. dopo indagini giudiziarie, scontri interni fra soci e un commissariamento in nome di una presunta corruzione dei suoi ex vertici, oggi si trova di nuovo ‘sulla brace’ per aver lasciato a piedi circa 200 lavoratori stagionali. Un nuovo guaio proprio quando è cessato il commissariamento. Per questo Masi affida le risposte a un’arringa divensiva, da avvocato qual è. Il decreto dignità vuole stabilizzare il lavoro precario. Per voi ha prodotto l’effetto contrario. «Non ho esempio di altre aziende che abbiano risposto, a 4 giorni dalla nuova normativa, con 45 assunzioni. Tengo a precisare che i lavoratori i cui contratti erano in scadenza ai primi di agosto, e non rinnovati sono 177. Da ieri abbiamo ripreso altri 30 lavoratori interinali e domani entreranno in servizio altri 15. Il saldo, a una settimana dalla legge, è di 132 posizioni, per cui dover trovare una nuova soluzione di impiego». Una soluzione possibile? «Dalla lettura dell’articolo 1 del decreto sembra chiaro che si applichi ai rinnovi dei contratti già in corso: se così è, i rinnovi di quelli scaduti sarebbero stati in violazione della legge. Stiamo cercando, con i sindacati, soluzioni legittime per non far perdere il lavoro a nessuno. La mia priorità è impegnare la società in soluzioni sostenibili, che possano conciliare l’equilibrio economico-finanziario dell’azienda con le legittime aspettative dei lavoratori». A suo dire è una forza lavoro stagionale, necessariamente flessibile. Ma gli effetti sono sul servizio ordinario di raccolta rifiuti.. «In conseguenza della cessazione dei contratti si sono avuti disagi, non interruzioni di pubblico servizio, in 10 Comuni, soprattutto dell’area aretina». Perché e perché lì? «In quelle aree erano impiegati molti degli interinali non rinnovati. Mi scuso con i Comuni e i cittadini. Siamo subito corsi ai ripari e da ieri i servizi sono tornati nella normalità. Ritengo fondamentale che il gestore dia ascolto alle esigenze delle comunità e nel prossimo Cda proporrò l’adozione di misure compensative a favore dei comuni che hanno avuto disagi, attraverso interventi straordinari da individuarsi di concerto le amministrazioni interessate». Ato ha parlato di servizi già programmati per aree: di conseguenza il gestore può ristrutturarsi? «Convocherò per il 31 agosto il consiglio di amministrazione per l’approvazione del piano industriale. Con la definizione dei servizi potremo anche pensare ad ulteriori misure di stabilizzazione. Da parte sua Ato invece dovrebbe redigere il ‘piano d’ambito’, consentendoci di programmare con sicurezza l’organizzazione della forza lavoro». Come legge la guerra fra soci in Sei Toscana? «Dissidi sono innegabili fra i soci privati e la situazione non aiuta la gestione della società. Rivolgo a tutti un invito alla ragionevolezza e metto a disposizione la mia presidenza come luogo di confronto. Per il resto, entrate ed uscite sono dinamiche che non riguardano l’organo che rappresento».