FURBETTI e malintenzionati sono avvertiti. Quella specie di garanzia di impunità data da apparecchi di sorveglianza che funzionano male, non funzionano affatto o sono troppo vecchi, non ci sarà più: per contrastare più efficacemente episodi di inciviltà, vandalismo e microcriminalità, il Comune di Colle ha deciso di ammodernare l’attuale sistema di videosorveglianza della città, rinnovandolo e potenziandolo con 10 nuove telecamere di ultima generazione, le più sensibili ed efficaci offerte dal mercato. L’APPARATO attuale è composto da 39 telecamere posizionate nelle piazze Arnolfo di Cambio e Bartolomeo Scala, nelle vie Spugna, Bilenchi, Garibaldi, Beltramini, oltre che nel parcheggio multipiano e dintorni, nell’impianto di risalita e nel parco della Badia. Di queste, 17 non assicurano più risultati soddisfacenti, perché troppo antiquate, sia per tecnologia che per installazione, e sono proprio quelle che, con la loro scarsa efficienza, offrono coni d’ombra ad atti di inciviltà e vandalismo. Tutte, quindi, saranno sostituite con nuovi apparecchi ad alto rendimento che garantiscono affidabilità e riprese ad alta definizione, compreso anche un nuovo sistema di zoom che consente di definire perfettamente dettagli, come i volti, finora sfuggenti. Le stesse caratteristiche, compresa una capacità di rotazione a 360 gradi, delle dieci telecamere nuove che saranno installate in due aree fino ad oggi non coperte dalla videosorveglianza: la zona di piazza Santa Caterina, via Del Campana e via dietro le Mura nella città alta e quella di piazza Sant’Agostino e via dei Fossi nella città bassa. L’OCCHIO elettronico colligiano, insomma, sarà composto da 49 telecamere, distribuite su 11 zone di ripresa e controllate dalla sala operativa della polizia municipale che tutela il rispetto della privacy: «Garantisce affidabilità, sicurezza e funzionamento, a cui si aggiunge l’adozione di dispositivi di ripresa di alta qualità – afferma una nota del comando –. La struttura permetterà ampliamenti futuri, come un ulteriore aumento del numero delle aree di ripresa e la condivisione con altre forze dell’ordine, senza dover modificare l’architettura della soluzione, perché, può essere rimodellata e modificata in funzione di nuove esigenze».