UNA GIORNATA campale per Stefano Donnarumma, ad del colosso Acea, alla guida di una holding da 3 miliardi di fatturato, con circa 7 mila dipendenti, una presenza forte nelle regioni del Centro Sud, con il cuore che batte a Roma. La sua dichiarazione d’esordio all’apertura dellimpianto di Monterotondo è un inno alla diplomazia nel confronti delle istituzioni toscane. «Siamo particolarmente soddisfatti della proficua collaborazione con le istituzioni e con tutti gli enti coinvolti. Cosa che ha permesso di arrivare all’inaugurazione di questo impianto di grande valore per il territorio, in quanto permette una gestione virtuosa e sostenibile del ciclo dei rifiuti. L’avvio di questo nuovo digestore - ha aggiunto Donnarumma - rappresenta per Acea un passo importante nell’attuazione degli obiettivi del Piano industriale 2019-2022 nel settore del trattamento dei rifiuti in un’ottica di economia circolare che prevede anche la realizzazione di nuovi impianti». Finiti i preamboli, si passa alle domande sul futuro. Dove vuole arrivare Acea sui rifiuti? «Partiamo da un milione di tonnellate di rifiuti trattati, con i nuovi impianti e gli ampliamenti previsti arriveremo a 1 milione e 600 mila. L’obiettivo è toccare quota 2 milioni di tonnellate, per diventare uno dei player più importanti d’Italia» Monterotondo sembra il preludio ad altri investimenti in questa fetta di Toscana? «Assolutamente sì. Stiamo studiando altri tipi di investimenti, anche per lo smaltimento dei fanghi di depurazione con tecnologie innovative. Cosa che porterebbe a benefici anche per i cittadini, nel senso di risparmio sulle tariffe, visto che questi fanghi di norma vengono portati all’estero per essere smaltiti». Questo è il primo impianto per quantità di rifiuti trattati nella collezione Acea di digestori anaerobici... «Oggi sì. Ma se consideriamo che vogliamo ampliare l’impianto di Aprilia, e portarlo a oltre 100mila tonnellate, Monterotondo diventerà il secondo». Qual è la strategia Acea sui rifiuti? «Ci muoviamo lungo due piste parallele: la prima è la realizzazione di impianti in proprio, dando vita a una crescita organica in termini industriali. L’altra è una crescita per linee esterne, con operazioni di fusioni e acquisizioni. Noi preferiamo la partnership, nel senso che acquisiamo la maggioranza di società che gestiscono impianti, le inseriamo nel perimetro Acea dando loro sostenibilità finanziaria e capacità ingegneristica. Ma vogliamo tenere con noi imprenditori che conoscono il business e sono inseriti nel territorio». Non è un caso che siate qui. Volete scalare Sta e Sei Toscana? «Questo è il prologo a una grande strategia. Sulla scalata di Sta è tutto da vedersi. Ma noi coglieremo tutte le opportunità che questo territorio vorrà offrirci».