L'assessore Monni: "Dobbiamo lanciare un Green deal toscano'"

Come sta l’ambiente in Toscana? Bene ma non benissimo tra criticità note come l’inquinamento atmosferico in particolare da ozono, annose questioni come le bonifiche al palo, ma con un mare che sta bene dal punto di vista ecologico e della balneazione, impianti che rispettano le emissioni (rifiuti e geotermia) e un ridottissimo aumento di consumo di suolo. I dati sono dell’Arpat, che ha presentato oggi il suo Annuario, giunto alla sua nona edizione con i suoi 96 gli indicatori.

Un evento on line al quale ha partecipato anche l’assessore regionale all’Ambiente Monia Monni, definendo l’Annuario “uno strumento prezioso per tutti coloro che si occupano di ambiente”. E cogliendo l’occasione per rilanciare le ‘sfide’ di questa legislatura: “La sfida della sostenibilità è un elemento trasversale di tutte le politiche regionali. Dobbiamo lanciare un ‘Green deal toscano’, come patto tra Regione, Europa ed enti locali, per contrastare i cambiamenti climatici e ridefinire i principi dell’economia attraverso un nuovo modello di sviluppo improntato alla circolarità. Lavoriamo anche a un grande ‘cantiere verde’, per la riconversione ambientale, la transizione energetica, la bonifica e la gestione sicura dei territori. Proteggere l’ambiente non significa bloccare infrastrutture e investimenti, ma realizzarli con una consapevolezza nuova. Le risorse europee concesse rappresentano un’occasione senza precedenti: dobbiamo farci trovare pronti per gestire progetti, cantieri e dare assistenza ai Comuni”.

I punti sui quali saranno concentrati sforzi e risorse nei prossimi mesi? “I rifiuti – ha detto ancora – spingendo il riciclo di materia e la riduzione della loro produzione, creando nuove filiere di valore; riduzione delle emissioni; creazione di un piano regionale del verde, aumentando alberi e piante negli spazi urbani, come con il bando da 5 milioni che abbiamo prorogato fino a fine anno per aiutare i Comuni in questa operazione. Ed inoltre, contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, potenziamento del ruolo strategico del volontariato nella Protezione civile regionale, mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, tutela della biodiversità e del mare e protezione sismica”.

Tornando all’Annuario, partiamo dall’aria che si respira, complessivamente buona con solo alcune criticità per tre inquinanti (PM10, ossidi di azoto e ozono): ovvero il limite dei 35 superamenti della media giornaliera del PM10 non rispettato nella sola stazione di fondo di Lucca-Capannori, come l’anno precedente; rispettato invece in tutte le stazioni il limite di legge relativo alla media annuale; e soprattutto l’ozono, il cui limite per la protezione della popolazione non è stato rispettato nell’80% dei siti, in aumento rispetto al 2018 quando il 60% delle stazioni aveva superato il valore obiettivo.

Non c’è da festeggiare per i fiumi, di cui solo il 54% di quelli monitorati raggiunge nel 2019 l’obiettivo di qualità ecologica buona/elevata. Meglio le le acque sotterranee che registra il 65% di stato chimico buono, ma in calo rispetto al 2018 quando era il 71%.

Per quanto riguarda il mare, lo stato ecologico risulta elevato o buono ad eccezione di Costa Pisana che risulta in classe sufficiente. Non buono invece lo stato chimico delle acque marino costiere nel 2019; migliore, mentre la qualità delle acque di balneazione nel 2019 si è mantenuta ad un livello eccellente, con quasi il 97% delle aree che si collocano in questa classe

Per la prima volta l’Annuario presenta alcuni indicatori relativi alle attività svolte dall’Agenzia nell’ambito della Strategia marina dell’Unione europea: rifiuti spiaggiati, microplastiche raccolte sulla superficie del mare, condizione della posidonia oceanica. Per quanto riguarda i rifiuti antropici presenti sulle spiagge toscane questi sono quantificabili mediamente in circa 3 oggetti per metro lineare, il 76% dei rifiuti sono di plastica.

Male le bonifiche, con oltre 180 nuovi procedimenti di bonifica attivati a marzo 2020, corrispondenti a circa 247 ha. Ma per le quali due dati valgono per capire la situazione: nel 2019 complessivamente c’erano 17.561 ettari da bonificare, nel 2020 17.808. Quindi, bonifiche al palo e terreno da bonificare in leggero aumento. La provincia di Livorno è sempre in cima alla “black list” con 6453 ettari (i due Sin di Livorno e Piombino la fanno da padroni), seguita da Massa (3349 ha) e Grosseto (3238 ha).

Per il consumo di suolo, secondo i dati del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, al 2019 in Toscana risulta consumato il 6,15% di suolo, con un incremento dello 0,16% rispetto al precedente anno. Male il rumore, altrimenti detto inquinamento acustico: il monitoraggio del rumore generato dalle strade, effettuati nel 2019, confermano il clima acustico registrato negli anni passati, con un 59% delle infrastrutture controllate fuori norma.

Discorso a parte per gli impianti, con una fotografia in chiaroscuro: il 27% dei depuratori di reflui urbani maggiori di 2000 abitanti equivalenti “ha registrato varie tipologie di irregolarità che hanno prodotto una sanzione amministrativa e/o una comunicazione di reato, in leggero calo rispetto a quanto evidenziato nel precedente anno (29%)”. Per gli impianti AIA di competenza regionale controllati che hanno evidenziato irregolarità, “nel 2019 la percentuale è del 48,5% mentre nel 2018 era del 45%”; per quelli di competenza ministeriale i dati invece sono rispettivamente 20% e 44%.

Per quanto riguarda i valori emissivi dei principali impianti di incenerimento di rifiuti urbani e speciali toscani, due dei 7 impianti controllati nel 2019 hanno rilevato non conformità (29%, contro il 43% dell’anno precedente) riguardanti aspetti tecnico-gestionali in prevalenza relativi ai rifiuti, ma qui il messaggio chiave sottolineato da Arpat è che dal punto di vista emissivo si tratta di impianti sicuri: i valori rilevati nel 2019 “sono in genere ampiamente inferiori ai limiti previsti”, con lo 0% di non conformità per emissioni rilevato dall’Agenzia.

Bene, infine, i controlli agli impianti geotermici dai quali arriva circa il 30% dell’elettricità consumata in Toscana e che “non hanno fatto registrare superamenti dei valori limite di emissione per i parametri autorizzati (acido solfidrico, mercurio e anidride solforosa)”.

Insomma, per l’Arpat il lavoro è tantissimo e il quadro per diversi indicatori non è in grande miglioramento. Complessivamente la Toscana sta reggendo, ma è chiaro che ora sono urgenti e stringenti interventi che mirino bonificare il territorio che, insieme alla scarsità di impianti per la gestione dei rifiuti, rappresenta una delle più grandi criticità ambientali (e non solo9 da affrontare a livello regionale.

 

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