La Magia delle piante Mancuso: «La loro lezione sul futuro verde»

LE PIANTE, e se provassimo a imparare da loro? Secondo il professor Stefano Mancuso, direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, sono loro la specie a cui ispirarsi per imparare a essere più sostenibili. Una pianta, per esempio, non cresce mai più di quanto l’ambiente in cui si trova le consente. Ospite di Sienambiente per il primo convegno della rassegna Studium, organizzata dall’Università, Mancuso ha lanciato il suo invito a mettere da parte quel brutto vizio di considerarci la specie migliore, ricordando che mentre le piante senza di noi sopravviverebbero tranquillamente, noi senza di loro no. «Se a qualcuno mostriamo la foto di una foresta con un uomo sullo sfondo, piccolo piccolo, e gli chiediamo cosa vede, lui comunque risponderà ‘un uomo’. Eppure, le piante rappresentano l’85 per cento della vita su questo pianeta, mentre noi animali, dagli uomini agli insetti, siamo appena lo 0,3 per cento. Guardiamo come hanno raggiunto questo risultato». Siamo minoranza prepotente? «Siamo una specie ancora giovane, che si è messa in una situazione di pericolo in pochissimo tempo. La vita sul pianeta è comparsa quattro miliardi di anni fa, la vita media di una specie prima di estinguersi è di cinque milioni di anni. Noi siamo qui da 300mila anni e tutte le cose che abbiamo fatto da quando siamo usciti dalle caverne si concentrano negli ultimi 15mila. Se valutiamo una specie in base alla sua capacità di darsi un futuro, siamo la peggiore». Nel film ‘Matrix’ le macchine che avevano preso il potere ci paragonavano a un virus. «Consumiamo risorse che non abbiamo. Viviamo per oltre mezzo anno chiedendo in prestito risorse alle generazioni future. Non sono catastrofista, e non credo sia in pericolo la sopravvivenza umana. L’uomo è sufficientemente intelligente per capire, tutto sta a quanto tempo ci metterà per farlo. Perché più tardi ci renderemo conto che dobbiamo intervenire, più gravi saranno i disastri». Il movimento nato con Greta può accelerare le cose? «Quel movimento ha un significato importante, perché loro sono quelli a cui chiediamo in prestito risorse. È ciò che dicono, che stiamo consumando quello che è loro. Come una banca alla quale non paghi le rate del mutuo. È una rabbia comprensibile». Meno comprensibile chi nega l’esistenza di un problema. «Il negazionismo deriva dall’incapacità ad ammettere le nostre responsabilità, soprattutto con le nuove generazioni. Ma sono innegabili. Il problema è che riusciamo a comprendere solo ciò che è simile a noi».

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