È stata rinviata la convocazione della commissione ambiente voluta dal Comune di Follonica. Mancano ancora alcuni documenti che andranno a comporre il nuovo studio fatto da Arpat e dalla Regione sui gessi rossi, dopo che alla Camera sono stati presentati i risultati dell'indagine della commissione parlamentare antimafia. Dati choc, che vale la pena di approfondire. È su questo solco che si muove l'amministrazione comunale di Follonica che ha deciso di mettersi intorno a un tavolo con Arpat, Regione, cittadini e comitati ambientalisti. «È lo stesso metodo che abbiamo sempre utilizzato da quando sono stato eletto sindaco - spiega Andrea Benini - Lo abbiamo già fatto nel 2015, quando abbiamo approvato l'ultimo accordo di programma dopo un percorso partecipato e di grande trasparenza, si tenendo conto delle istanze dei cittadini che dialogando con l'azienda che allora fu chiamata a sistemare la perdita delle acque dal "corpaccione" di Montioni. Lo facemmo allora con un'ordinanza sindacale per richiedere quegli interventi urgenti, senza alcuna soggezione nei confronti dell'azienda, e oggi ci muoviamo esattamente nello stesso modo». Il sindaco di Follonica, il problema dello stoccaggio dei gessi rossi della Venator, lo conosce da tempo. Ce l'ha in casa, a Montioni, dove la cava potrà avere ora al massimo un altro anno di vita. «Sul sito di Montioni l'Arpat ha sempre dimostrato grandissimo rigore e grande attenzione - dice Benini - Quello che deve essere chiarito in sede di commissione consiliare, e che ci interessa particolarmente, è anche il quadro giuridico in cui ci si muove, oltre ovviamente all'aspetto tecnico chimico e scientifico». Mentre la Regione sta lavorando a quel documento attesissimo da parte dell'amministrazione comunale, il sindaco continua a lavorare per mantenere in equilibrio le due anime del suo territorio: la vocazione turistica della costa e quella industriale della piana. «Sull'area del Casone, non ci siamo mai nascosti - prosegue il primo cittadino di Follonica - lo sviluppo del nostro territorio deve coniugare al plurale le varie vocazioni. Per questo non possiamo restare attaccati come vorrebbe Scarlino Energia a un'industria del passato, della quale l'inceneritore è il massimo esempio: questo ci riporterebbe al medioevo. Per 25 anni i cittadini sono stati presi in giro, con modelli di sviluppo hi-tech che non esistono». E che si scontrano, tutt'oggi, con le cinque sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che hanno bocciato la riaccensione dell'impianto. Il futuro, insomma, è green. E si dovrà basare tutto sulla ricchezza prodotta dall'economia circolare. «Sono tante le possibilità che potrebbero essere considerate - dice il sindaco - come ad esempio l'impianto per la trasformazione del materiale di spazzamento o quello per il trattamento degli ingombranti. Iren è uno dei soggetti principali con i quali saremo chiamati a trattare e sono convinto che se la società non cercherà di imporre dall'alto le proprie scelte ma vorrà confrontarsi con i territori, potrà contare sul Comune di Follonica. L'inceneritore non era previsto nemmeno nel documento dell'Ato Sud est: quell'impianto non serve. Serve invece rivedere la convenzione con Futura e le Strillaie, per la produzione di combustibile solido secondario. Quell'accordo è del 2001 e da allora il mondo è cambiato profondamente: ai cittadini chiediamo sforzi notevoli in termini di raccolta dei rifiuti, li obblighiamo a differenziarli. A questo però deve seguire un progetto che rafforzi la motivazione e l'impegno nel farlo e deve anche avere un impianto che in qualche modo chiuda il ciclo dei rifiuti».