L’Università diventa “acchiappa plastica”

LA PLASTICA – e l’inquinamento legato allo scorretto comportamento umano – uccide i nostri mari: quali sono gli effetti sull’ecosistema? E soprattutto come fermare questo questo degrado ambientale? A questo e molto altro cerca di rispondere un progetto internazionale, che oggi è arrivato in Commissione europea aggiudicandosi un finanziamento di ben 5 milioni di euro. Ebbene la campagna di sensibilizzaione e la battaglia all’insegna della mitigazione dell’inquinamento da plastica nel Mediterraneo vede fra i paladini, come capofila, l’Università di Siena. ‘Plastic Busters MPAs’ è la denominazione del progetto che si è visto assegnato da Interreg Europe – fondo dell’Unione Europea per lo sviluppo regionale – l’importante finanziamento. Il progetto degli ‘acchiappa plastica’ ha come obiettivo appunto la tutela delle aree protette del Mediterraneo, la valutazione dell’impatto delle plastiche e delle microplastiche sulla fauna marina e la definizione di azioni comuni di lotta all’inquinamento, con la prospettiva di giungere a politiche legislative comuni e attivare concrete azioni di mitigazione del fenomeno. E dunque il nostro ateneo è in prima fila a raccogliere l’allarme mondiale lanciato dagli scienziati: il progetto appena premiato infatti deriva da ‘Plastic Busters’, iniziativa dell’Università di Siena – risalente addirittura al 2012 – e dei suoi ricercatori di ecologia marina ed ecotossicologia ambientale, coordinati dalla professoressa Maria Cristina Fossi, che da anni appunto si dedicano alla ricerca scientifica, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e al networking istituzionale per la tutela del Mediterraneo dai rifiuti plastici. Si giunge così a ‘Plastic Busters MPAs’, progetto quadriennale appena avviato, che oggi coinvolge 15 partner, da Italia, Spagna, Francia, Grecia, Albania, Croazia e Slovenia, sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Siena, ed è coordinato da Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Si tratta del primo progetto su scala mediterranea, in cui i paesi dell’Unione Europea uniscono le forze per affrontare la problematica dei rifiuti marini, con un approccio coordinato. Partendo da casa nostra naturalmente: il Mediterraneo è infatti una delle aree più colpite da rifiuti plastici nel mondo, così come recentemente documentato su riviste scientifiche internazionali dai ricercatori coinvolti nel progetto. Anche all’interno delle aree protette, gli impatti sulla fauna marina, comprese le specie in via di estinzione, non sono completamente conosciuti, e sono ancora insufficienti le misure di prevenzione e mitigazione. Il progetto, realizzato nell’ambito del programma Med-Interreg (2014-2020), ha anche l’obiettivo di definire un Piano di Governance congiunta, attraverso un approccio partecipativo e un impegno concreto delle Aree marine protette coinvolte nel progetto, per attuarlo attraverso specifici protocolli di intesa, con l’obiettivo di estendere le buone pratiche individuate a tutte le aree marine protette del Mediterraneo. E il tutto sarà passato ai decisori politici.

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