Servizi pubblici locali, ma quali sprechi? In Toscana il bilancio segna +130 milioni di euro

A distanza di cinque anni dall’ultima edizione, Confservizi Cispel Toscana ha presentato ieri un nuovo rapporto in cui torna ad analizzare le imprese del vasto mondo dei servizi pubblici locali toscani. Il focus si è concentrato su 102 aziende (delle 156 associate a Cispel), e i dati offerti smontano un luogo comune che troppo spesso distorce la percezione pubblica: al di là delle difficoltà anche forti che caratterizzano singoli casi, le utility toscane non rappresentano sprechi di denaro pubblico, ma svolgono anzi servizi essenziali alla cittadinanza con risultati economici positivi: le aziende rilevate (datp 2014) occupano globalmente oltre 15.550 addetti, fatturano 2.815 milioni di euro e investono oltre 400 milioni di euro. Non solo: complessivamente, l’esercizio 2014 si è concluso con un risultato positivo di quasi 130 milioni di euro. «Crescono fatturato, addetti e investimenti, migliorano la redditività ed i risultati operativi. Pochissimi i casi di aziende con bilanci in perdita e sempre con motivazioni contingenti e non strutturali. Pur in anni di crollo degli investimenti queste imprese, in questi settori, hanno tenuto sul piano dell’occupazione, con un aumento degli addetti e un quasi totale utilizzo di contratti a tempo indeterminato – commenta Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana – Il quadro, solido, è chiaro: i servizi pubblici locali sono settori strategici per l’economia regionale».In questo variegato mondo, particolare rilievo assume la categoria che si occupa a vario titolo di rifiuti, sia quelle che gestiscono il ciclo integrato di raccolta e trattamento dei rifiuti urbani, sia le imprese che operano nella sola gestione di impianti di trattamento e smaltimento. Come numerosità, la maggior parte delle imprese del campione è rappresentata dalle farmacie e dalle imprese di rifiuti; gli occupati si concentrano nei settori rifiuti e trasporto pubblico locale (insieme arrivano ad oltre il 63%); relativamente al valore della produzione, il settore che incide maggiormente sul totale dei servizi pubblici locali è, ancora una volta, quello dei rifiuti (31,13%). Complessivamente, nel settore rifiuti l’esercizio è stato chiusi con 3,8 milioni di euro di utile, nonostante il risultato di esercizio negativo di 4 imprese. Che, è bene sottolinearlo, presentano situazioni diverse a seconda del ruolo ricoperto. Le aziende che gestiscono i servizi rappresentano ad esempio l’84% del fatturato del settore rifiuti in generale, ma contribuiscono negativamente al risultato di esercizio del settore, con una perdita di quasi 2 milioni di euro nel 2014. Al contrario di quanto propaganda la vulgata comune, raccogliere rifiuti costa. E i conti diventano più salati mano a mano che si offrono servizi più complessi come la raccolta differenziata, che – a fronte di grandi benefici ambientali (quando finalizzata al recupero di materia e residualmente, energia) e occupazionali – richiede uomini e mezzi. Testimonianza ne sia l’andamento degli occupati nel settore dal 2008 al 2014, che nonostante la crisi è cresciuto (+28,7%), dovuto «probabilmente all’incremento dei servizi di raccolta domiciliare dei rifiuti che richiedono una maggior presenza di operatori sul territorio». «Le aziende gestiscono i rifiuti – dettaglia il rapporto – servono il 96,4% della popolazione residente in Toscana e nel 2014 hanno raccolto quasi 2,2 milioni di rifiuti urbani, raggiungendo un livello di raccolta differenziata pari a circa il 44,7%. Il settore occupa oltre 5.150 addetti, il 93% dei quali impiegato nelle aziende che gestiscono i servizi di raccolta. Il settore rappresenta il 31,3% del valore della produzione dei servizi pubblici locali avendo fatturato, nel 2014 oltre 876 milioni di euro e il 10,8% degli investimenti totali dei servizi pubblici locali con 43,8 milioni di investimenti nel 2014». Ma da questo punto di vista è tutto il settore dei servizi pubblici locali toscani a fare bene. Gli occupati nel settore rappresentano all’incirca l’1% del totale in Toscana, ma il valore aggiunto totale prodotto dalle aziende Confservizi rappresenta, nel 2014, l’1,4% di quello prodotto dall’intera economia regionale. Un sistema che punta a svilupparsi ulteriormente: da evidenziare infatti un rapporto investimenti/fatturato pari a circa il 16,3%, mentre lo stesso rapporto per le Top Utilities nazionali (dati Althesys) risulta pari a 3,4%.Dati che evidenziano una strategia industriale definita, nonostante il mondo dei servizi pubblici locali sia cambiato molto negli ultimi anni – si pensi agli Ato – e sia destinato presto a mutare ancora, con l’attuazione dei decreti Madia. Nonostante tuttavia gli indicatori siano positivi nella stragrande maggioranza dei campi analizzati, c’è ancora tanto da fare, e occorrono grandi piani di investimenti in reti, impianti, mezzi, edilizia pubblica: «Investimenti necessari per la modernizzazione della Toscana ed il raggiungimento di importanti obiettivi ambientali, energetici e sociali – conclude De Girolamo – Il quadro politico emerso delle ultime elezioni amministrative, le nuove competenze regionali, ed anche il quadro critico di finanza pubblica impongono un ruolo ancora più forte della Regione nella definizione delle politiche e nella scelta delle priorità, rafforzando il processo riformatore e utilizzando al meglio tutte le risorse disponibili, per l’obiettivo strategico che condividiamo: la reindustrializzazione di questa nostra regione, di cui le aziende di servizi pubblico locale sono una parte importante».

Luca Aterini

Fonte: www.greenreport.it

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