Nel 2000 era a fine settembre, nel 2015 il 13 agosto. Ma ogni anno il margine si riduce e nel 2016 la data dell’“Earth Overshoot Day” è caduta lo scorso 8 agosto. La triste ricorrenza evidenzia il giorno in cui la domanda di risorse naturali da parte dell’umanità supera le risorse che la Terra può rigenerare in 365 giorni. Questo è possibile perché emettiamo più anidride carbonica nell’atmosfera di quanto gli oceani e le foreste siano in grado di assorbire e deprediamo le zone di pesca e le foreste più velocemente di quanto possano riprodursi e ricostituirsi. Le emissioni di carbonio costituiscono la componente del sovrasfruttamento ecologico che sta crescendo più velocemente: l’impronta dovuta al carbonio (“carbon Footprint”) genera il 60% della domanda di risorse naturali da parte dell’umanità. Se vogliamo rispettare gli obiettivi fissati dall’accordo sul clima di Parigi adottato da quasi 200 paesi nel dicembre 2015, l’impronta dovuta alle emissioni di carbonio dovrà calare gradualmente fin quasi a zero entro il 2050. Secondo l’organizzazione “Global Footprint Network” per soddisfare la domanda servirebbero 1,6 pianeti e, se la popolazione globale vivesse come gli italiani, di pianeta Terra ce ne vorrebbero 2,7. Se gli italiani dovessero contare solo sulle proprie risorse nazionali, avremmo bisogno addirittura di 4,3 copie della Penisola. Un dato positivo però c’è: la velocità con cui la data dell’“Earth Overshoot Day” si è man mano anticipata è scesa a meno di un giorno all’anno, in media, negli ultimi cinque anni, rispetto a una media di tre giorni all’anno da quando nei primi anni 1970 è iniziato il sovrasfruttamento. Migliorare, però, si può come segnala il “Global Footprint Network”: il Costa Rica per esempio ha generato il 97% della sua elettricità da fonti rinnovabili nel corso dei primi tre mesi del 2016. Anche il Portogallo, la Germania e la Gran Bretagna quest’anno hanno dimostrato livelli molto avanzati riguardo alla capacità di produrre energia rinnovabile, quando il 100% della loro domanda di energia elettrica è stata soddisfatta da fonti rinnovabili per diversi minuti o, nel caso del Portogallo, per diversi giorni. In Cina, nel frattempo, il governo ha delineato un piano per ridurre del 50% il consumo di carne dei suoi cittadini prevedendo in questo modo di abbassare di un miliardo di tonnellate entro il 2030 le emissioni di biossido di carbonio equivalente per il comparto cinese dell’industria del bestiame. E l’Italia? Per il momento poco si muove, ma è sempre bene rammentare che la vera battaglia può (e deve) essere portata avanti da ogni singolo cittadino.