L'Italia del Riciclo cresce: nonostante le difficoltà aumentate del 10% negli ultimi 5 anni le imprese del settore

Una buona notizia quella che giunge dal rapporto L’Italia del riciclo, promosso e realizzato da Fise Unire (l'Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, presentato a Roma il 4 dicembre. Le imprese che lavorano nel settore della gestione dei rifiuti sono aumentate del 10% negli ultimi 5 anni e il fatturato del recupero dei rifiuti sfiora i 34 miliardi di euro. Secondo il rapporto resta preponderante il numero delle piccole imprese, mentre aumentano le società di capitali e cala il peso delle ditte individuali. «Proprio in considerazione delle dimensioni di queste imprese - ha evidenziato Anselmo Calò, Presidente di UNIRE - le profonde carenze ed inefficienze che affliggono il settore, a livello soprattutto normativo ed amministrativo, sono ancora più difficili da sopportare, specie in una fase di recessione come quella attuale. Troppi sono i decreti e i regolamenti attesi da tempo: tra questi il decreto sui criteri di assimilazione, i criteri End of Waste, le linee guida per il rilascio delle autorizzazioni, gli standard per il trattamento di alcune tipologie di rifiuti, la disciplina della preparazione per il riutilizzo». Nonostante queste difficoltà e nonostante la riduzione dei consumi delle famiglie e della produzione industriale, nel 2013 il riciclo degli imballaggi ha registrato una crescita complessiva (+1% in termini assoluti) con un incremento evidente in tutte le filiere e punte d'eccellenza nel tasso di riciclo in alcuni comparti come carta (86%), acciaio (74%) e vetro (65%). Sebbene il contesto non sia dei più favorevoli con la crisi dei mercati internazionali e dei consumi, l'incertezza del quadro normativo e l'inadeguatezza dei mercati di sbocco delle materie riciclate, il settore del riciclo si dimostra dunque anticiclico e sostiene distretti industriali (siderurgia, mobili, carta, vetro) strategici per il nostro Paese. Secondo il rapporto “il valore aggiunto generato dal settore in totale ammonta a circa 8 miliardi di euro“ che significa “oltre mezzo punto di Pil“, e risultano “notevoli” le prospettive di crescita a livello nazionale ed europeo: il raggiungimento dei nuovi obiettivi in materia di rifiuti (riciclaggio del 70% dei rifiuti urbani e dell'80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili) creerebbe circa 600.000 nuovi posti di lavoro, rendendo l'Europa più competitiva e riducendo la domanda di risorse scarse e costose. Inoltre la prevenzione dei rifiuti, l'ecodesign, il riuso e altre misure simili potrebbero generare un risparmio pari a 600 miliardi di euro e contribuire a ridurre le emissioni di gas serra dal 2 al 4%. «Il riciclo dei rifiuti in Italia potrebbe crescere, generando nuovi investimenti e nuova occupazione, con norme più chiare, certe ed efficaci a partire da quelle, attese da anni, che indichino con precisione a quali condizioni un rifiuto sottoposto ad un trattamento di recupero cessa di essere un rifiuto e diventa un prodotto» ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Provvedimenti che secondo Ronchi potrebbero essere presi con un Decreto del Ministro dell'Ambiente che in attesa dei regolamenti europei «può essere preparato in tre mesi da una commissione tecnica ad hoc e con una rapida consultazione di tutte le categorie interessate». Per rafforzare il riciclo e recuperare i ritardi in alcune zone, specie al Sud, ancora con livelli inadeguati di raccolte differenziate, affermano le Associazioni promotrici del Rapporto, è indispensabile scoraggiare il ricorso allo smaltimento in discarica, passare da un metodo di tariffazione presuntiva ad un calcolo della tariffa sulla base dei rifiuti effettivamente conferiti, distinguendo e incentivando quelli differenziati rispetto al tal quale e promuovendo al contempo la diffusione dei prodotti ottenuti con materiali riciclati.

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