G20, Cina e Usa ratificano un accordo storico sul clima

Sono i due paesi che più inquinano al mondo (responsabili, da soli, del 38% delle emissioni totali del pianeta), ma adesso hanno trovato un accordo che potrebbe rappresentare una svolta. Al G20 di Hangzhou, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e il suo omologo cinese, Xi Jinping hanno consegnato al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, i documenti per la ratifica del trattato di Parigi che mira a contenere il riscaldamento climatico. Cina e Usa sono i primi ad aver redatto un rapporto di valutazione sulle produzioni da combustibili fossili. L’accordo di Parigi sul clima, siglato lo scorso dicembre dopo due intense settimane di negoziati nell’ambito del Cop 21, entrerà però in vigore solo se verrà ratificato da un numero di Paesi capace di coprire la produzione del 55% totale delle emissioni. I 23 Paesi che finora hanno ratificato il trattato – il primo sono state le Isole Fiji — sono responsabili solo dell’1% delle emissioni, ma l’accordo raggiunto da Cina e Stati Uniti fa compiere un balzo che potrebbe risultare decisivo visto che si arriva alla soglia del 40% delle emissioni totali in atmosfera. “Si tratta di un segnale molto forte per tutto il Pianeta. Gli impegni presi nel dicembre 2015 a Parigi si stanno trasformando da semplici accordi ad azioni concrete, e l’entrata in vigore del trattato è ora molto più vicina – commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia –. L’annuncio di Usa e Cina non deve però essere visto come un punto di arrivo, deve infatti rappresentare un punto di partenza per i prossimi negoziati mondiali sul clima”. Sul tavolo però non c’è solo l’ambiente. I leader del G20 marciano verso il “consenso di Hangzhou”, fatto di rilancio dell’economia facendo leva sugli strumenti possibili, fiscali e monetari: è quanto si dichiara in una bozza del documento finale. I rischi “al ribasso persistono”, tra cui lo stagnante stato di commerci e investimenti internazionali, fino alla possibilità che gli stessi mercati finanziari possano ricadere in nuove turbolenze. Per una “forte, stabile, sostenibile, bilanciata e inclusiva crescita”, i leader faranno leva sulla spesa fiscale, sulla politica monetaria e sulle riforme strutturali.

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