Presentata a Roma, nei giorni scorsi, l’edizione 2023 del Green Book, lo studio promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, in collaborazione con ISPRA e con la partecipazione di Enea ed Ancitel Energia e Ambiente che rappresenta anno per anno il contesto della gestione dei rifiuti in Italia. La transizione verso un’economia circolare richiede al nostro Paese importanti riforme strutturali nel settore ambientale, possibili anche grazie al Pnrr. Restano però ancora criticità legate alla frammentazione delle gestioni e alla presenza di impianti che assicurino la chiusura del ciclo, soprattutto al Centro-Sud. Tema, questo, legato direttamente all’efficienza dei costi e alla sostenibilità della gestione, oltreché al raggiungimento degli obiettivi comunitari: avvio a riciclo entro il 2025 per almeno il 55% dei rifiuti urbani (siamo al 48%) e smaltimento in discarica fino ad un massimo del 10% entro il 2035 (ad oggi finisce in discarica il 19% dei rifiuti). È necessario dunque migliorare la qualità della raccolta differenziata e, al contempo, investire su nuovi impianti. Non solo, per raggiungere gli obiettivi di circolarità delle risorse non sono fondamentali solo le frazioni merceologiche che siamo soliti differenziare, ma anche i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e quelli tessili, specialmente nelle città e nelle aree a maggior densità abitativa. Crisi pandemica e geopolitica hanno enfatizzato la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche, fondamentali per la transizione energetica ed ecologica. Da questo punto di vista il corretto riciclo dei RAEE rappresenta un’opportunità per ridurre la dipendenza da Paesi terzi. L’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili comporterà un incremento di questa frazione, in parte proveniente dall’industria della moda, che dovrà essere adeguatamente gestita. Sono necessari investimenti in nuove tecnologie di selezione e riciclo, per garantire il raggiungimento degli obiettivi di circolarità. L’introduzione di un modello di EPR in questa filiera potrebbe contribuire a generare benefici ambientali, sociali ed economici su scala europea, con un risparmio di 4,0-4,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, la creazione di oltre 15mila nuovi posti di lavoro e un giro d’affari compreso tra 1,5 e 2,2 miliardi di euro.