Nelle ultime ore impazzano le polemiche (e le bufale) sull’utilizzo e il costo degli ormai famosi sacchetti biodegradabili, le shoppers per frutta e verdura che dal primo gennaio hanno sostituito quelle di plastica nei supermercati. La campagna elettorale, già iniziata da tempo, soffia in modo decisivo sul vento delle polemiche, lasciando in secondo spazio i veri aspetti “ecologici” che questa mini-rivoluzione ha portato con sé. Innanzitutto è bene chiarire che la decisione presa dal Governo italiano tramite la legge 123/2017 recepisce una direttiva europea (la 2015/720) che mira a “ridurre l’uso di sacchi di plastica e a fare ricorso alla bioplastica”. La normativa riguarda tutte le borse di plastica ultraleggere (comma 2), ossia tutti quei sacchetti sottilissimi con i quali nei supermercati i consumatori fanno la pesatura e la prezzatura di pane, frutti, ortaggi, formaggi e così via, ma anche – ad esempio – quelli utilizzati nelle farmacie per contenere i prodotti acquistati. Cosa molto importante è che i sacchetti ultraleggeri devono obbligatoriamente essere compostabili (cioè si devono dissolvere negli impianti di produzione di compost) e devono essere composti da materie prime rinnovabili al 40% (mentre rimarrà il 60% di componente petrolchimica). Proprio quest’obbligo permetterà ai cittadini di utilizzare i sacchetti dal 1 gennaio in distribuzione nei supermercati e farmacie anche per fare una corretta raccolta differenziata dei propri rifiuti. Potranno infatti essere utilizzati tranquillamente per la raccolta della frazione organica da conferire poi nei contenitori (stradali, di prossimità o mastelli nel caso di raccolta porta a porta) a disposizione di ogni utente. A fronte di una spesa assai modica (uno studio dell’Osservatorio di Assobioplastiche ha previsto un consumo annuo medio per famiglia dovrebbe attestarsi a circa 450 sacchetti, per un costo compreso tra € 4,17 e € 12,51 a seconda del prezzo di vendita deciso dai vari store\\supermercati) ci potranno essere sicuramente benefici effetti sull’ambiente e anche sulla gestione integrata dei rifiuti urbani. In particolar modo potrebbe crescere sensibilmente la qualità dei rifiuti organici raccolti in modo differenziato dai cittadini (e lavorata poi dagli impianti presenti sul territorio: Futura, Cortine e Tb nell’Ato Toscana Sud) che ancora oggi, in molti casi, li conferiscono sbagliando all’interno di sacchetti di plastica.