Impennata dei costi di smaltimento per le imprese, che raddoppiano la spesa: l'emergenza rifiuti è esplosa nei distretti cardine del lusso made in Italy, nel tessile pratese, nella pelletteria fiorentina, nel lapideo apuano, e si è acuita nelle cartiere lucchesi alle prese con un problema irrisolto da oltre un decennio. Rifiuti accatastati nei piazzali delle aziende, altre volte abbandonati o eliminati illegalmente sono il simbolo di una situazione che si ripropone periodicamente. La Toscana mantiene ancora un sistema tradizionale di raccolta che vede le discariche, che dovrebbero essere la forma residuale del ciclo di gestione dei rifiuti, come punto centrale del processo accogliendo circa il 31% dei rifiuti prodotti, mentre il 47% è avviato al riciclo e il 22 % a termovalorizzazione. Nel 2017 sono stati prodotti in Toscana complessivamente circa 2.241.096 tonnellate di rifiuti urbani, fra differenziati e indifferenziati. La raccolta differenziata raggiunge il 53,99% più 2,9 rispetto al 2016. Ogni cittadino toscano ha prodotto in media poco più di 600 kg di rifiuti (differenziati e non), che va da un massimo di circa 800 kg per abitante, dato della provincia di Livorno, fino a circa 400 kg pro capite nella provincia di Massa, mentre la raccolta differenziata oscilla in un range che va dal 35,98%, della provincia di Grosseto, sino al 65,66% di quella di Lucca. Al tema dei rifiuti Cisl e Fit-Cisl della Toscana hanno dedicato un convegno a Firenze, indicando la necessità di «una profonda revisione dell'attuale piano dei rifiuti della Regione Toscana». Al dibattito hanno preso parte tutti i principali attori del settore igiene anibiente :l'assessore regionale all'ambiente Federica Fratoni, il presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni, l'a.d. Alia,Alessia Scappini, l'a.d. Sei Toscana Marco Mairaghi, il presidente Reti Ambiente Daniele Fortini, il presidente Revet Livio Giannotti, il segretario Fit-Cisl Toscana Stefano Soni. Il settore - è stato detto - in Toscana ha avuto una svolta importante con la legge regionale del 2007, che ha portato alla creazione di tre Ato, ma oggi necessita urgentemente di un ripensamento, con decisioni chiare e atti conseguenti. Altrimenti, entro due anni, la nostra regione si troverà in una situazione di vera emergenza. «La Toscana - spiega Il segretario generale aggiunto Cisl Toscana Ciro Recce attraversa un momento difficile -, perché il sistema di raccolta è ancora tradizionale, con le discariche che restano centrali accogliendo il 31% dei rifiuti, solo il 47% avviato al riciclo e il 22% a termovalorizzatori. A oggi molti impianti sono chiusi, aumentano i problemi di smaltimento, temrmovalorizzatori approvati come Case Passerini non vengono più realizzati, bisogna rideterminare chiari indirizzi di prospettiva». «Anche la nuova filosofia dell'economia circolare che noi sosteniamo - spiega Recce non risolve in toto il problema, perché una volta realizzata resterà un 20% di rifiuto residuo da smaltire». Non decolla ancora il riutilizzo delle materie riciclate. Solo nel vetro si è innescato un circuito virtuoso; sono indietro tutte le altre materie recuperate: legno, carta, plastica. I cittadini differenziano, ma gli impianti per smaltire il materiale prodotto supera la domanda e i prodotti rigenerati non decollano. «Tanto che a breve conclude Recce - si potrebbe arrivare alla saturazione degli impianti, con la conseguente moltiplicazione dei costi di smalti mento». «Anche la raccolta porta a porta - ha detto il segretario della FitCisl Toscana, Stefano Boni non è e non sarà una pratica risolutiva, necessita di una programmazione economicamente pesante e comporta seri rischi per la salute dei lavoratori». Ecco perché la Cisl lancia le sue proposte, a cominciare dal mettere a fattor comune tutti gli impianti esistenti, nell'interesse dei cittadini toscani e non dei campanilismi strumentali. «L'attuale piano dei rifiuti della Regione Toscana - conclude Recce - ha rappresentato uno strumento valido, ma oggi necessita di una profonda revisione».