«MANCANO gli impianti e la progettazione latita: così l’emergenza rifiuti è alle porte, come negli anni ’80». A lanciare l’allarme è Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, insieme ai presidenti delle maggiori aziende di rifiuti (Acque Industriali, Aer, Alia, Asmiu, Cermec, Csai, Ersu, Pistoiambiente, Rea Impianti, Revet, Sei Toscana, Valfreddana Recuperi.). «La situazione di estrema criticità che sta vivendo il sistema rischia di produrre una vera emergenza – prosegue - che deriva da un quadro non definito di disponibilità impiantistica e oggetto di continui assestamenti, in assenza di una pianificazione e di una gestione delle autorizzazioni certe. Avevano già avuto un incontro ad aprile, ma niente è stato fatto. Abbiamo dunque inviato una lettera al presidente della Regione e all’assessore regionale per certificare un rischio imminente». I GESTORI passano poi a elencare i punti deboli: la chiusura del termovalorizzatore di Pisa, il sequestro dell’impianto del Valdarno e di Case Passerini, i vincoli su San Donnino. Nel frattempo, l’inceneritore di Montale ha bisogno di manutenzione e le altre Regioni hanno posto un freno ai rifiuti dalla Toscana. Il futuro non sembra migliore: il termovalorizzatore di Montale dovrebbe essere dismesso nel 2023, quello di Livorno al 2021, la discarica di Terranova Bracciolini a breve. CHE FARE quindi? «Nell’immediato chiediamo almeno un ampliamento delle discariche – continua De Girolamo – per gestire l’emergenza». E alle critiche risponde l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni. «Dalle aziende che gestiscono i rifiuti ci saremmo aspettati qualcosa di più – ha detto – ci dicano come vogliono risolvere il problema. Vogliono ampliare le discariche? Spieghino prima come intendono incrementare la differenziata che deve passare dal 51% al 70 entro il 2020, mentre il conferimento in discarica deve calare dal 30 al 10%».