«Accorgersi adesso che la Maremma è fuori dalla compagine societaria di Sei Toscana e che questo non ci permetterà di avere voce in capitolo (fosse anche l'assunzione di uno spazzino) è come chiudere la stalla quando i buoi ormai pascolano in piazza»: lo dice Patrizia Siveri, ex Pd, ex assessore all'ambiente della Provincia di Grosseto ai tempi Leonardo Marras presidente, oggi portavoce dell'associazione "Per Grosseto". «I sindaci grossetani - prosegue la Siveri, sentita dal Tirreno - hanno grandi responsabilità e vi spiego perché. Nel 2015 i Comuni soci di Coseca e la provincia guidata da Bonifazi vollero sciogliere Coseca, "colpevole" di avere un debito sulla spesa corrente di circa tre milioni di euro. I sindaci, già provati in molti casi da difficoltà di bilancio, decisero che la società non aveva più utilità alcuna, visto che ormai esisteva Sei. Fu una decisione politica, contro la quale mi ero battuta finché ho fatto l'assessore all'ambiente. Nell'ottobre 2014, svuotata la Provincia a seguito della sciagurata riforma Delrio, la posizione di smantellare Coseca ha avuto gioco facile nonostante molti pareri contrari». Coseca aveva circa l'11% delle quote di Sei Toscana e garantiva due obiettivi: dare voce ai comuni grossetani e mantenere la maggioranza delle quote in mano pubblica. «Cosa hanno fatto allora i sindaci grossetani che oggi si stracciano le vesti perché Sei Toscana non ha più la maggioranza pubblica? - si domanda la Siveri - Ve lo dico io cosa hanno fatto. Hanno fatto atti, nei loro consigli comunali, in cui svendevano le quote di Coseca. Oggi ci dicano loro a chi le hanno vendute e con quali motivazioni. E ancora mi domando? Quanto dovrebbe sborsare oggi la collettività per tornarne direttamente in possesso?». In verità i Comuni grossetani, pare di capire, invocano l'ingresso in Sei di società a maggioranza pubblica (fiorentine o con piccole partecipazioni grossetane), ma così facendo la domanda iniziale resta: chi tutelerà la Maremma? Infine Patrizia Siveri parla del ruolo dell'Ato: «L'Ato deve esigere il rispetto del contratto di servizio da parte di Sei Toscana, senza mettere bocca sulle dinamiche societarie. Proprio l'Ato, a suo tempo, avrebbe dovuto invece impedire, avendone l'autorità, la dismissione di Coseca, immaginando le conseguenze che il presidente del direttivo di Ato esprime oggi sui giornali. Ripeto: Sei deve rispettare il contratto e deve essere sanzionata da parte di Ato se non lo rispetta. Fine. Intromissioni, previsioni, auspici non spettano ad Ato».