PRIMA il mammuthus meridionalis riaffiorato al Tasso, ora un concentrato di reperti di epoca preistorica nel torrente Riofi. Il territorio di Terranuova Bracciolini si rivela un vaso di Pandora per gli archeologi a caccia di preziose testimonianze per ricostruire il puzzle delle origini e stavolta anche dell’antropizzazione della vallata. E se nel settembre del 2016 erano stati due cacciatori a scorgere il cumulo di terra anomalo che custodiva da un milione e mezzo di anni i fossili dell’elefante preistorico, adesso la nuova scoperta è un regalo dei lavori per costruire la cassa di espansione sul corso d’acqua che scorre ai bordi della via di accesso alla discarica di Podere Rota. Dal sottosuolo sono emersi frammenti di recipienti in ceramica, strumenti in selce e rari resti ossei di animali insieme a carboni che sono probabilmente riferibili a un vicino villaggio o a una singola abitazione. GLI OGGETTI recuperati fin qui farebbero ipotizzare che il sito fosse usato come una zona di smaltimento di rifiuti anche di epoche precedenti. In particolare le decorazioni presenti sui vasi ricordano manufatti dell’inizio dell’età del Bronzo, intermedia tra quelle della Pietra e del Ferro, risalenti a 2000 anni prima di Cristo. Lo scavo, diretto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, sotto la responsabilità scientifica di Ursula Wierer, è iniziato da poche settimane, ma può già essere considerato un inedito assoluto nel suo genere. E’ IL PRIMO documentato e le vestigia riportate alla luce nel Valdarno superiore, spiegano i ricercatori, attestano che le aree del fondovalle «nonostante fossero interessate dalle dinamiche fluviali e da frequenti eventi alluvionali come il basso corso del Riofi, erano sfruttate dalle comunità preistoriche, presumibilmente a fini agricoli e di allevamento». Il compito di far riemergere lo spaccato di protostoria è il personale della società cooperativa archeologica Ara di Monteriggioni, coordinato da Prasildo Brilli. «Grazie allo scavo archeologico condotto dalla Soprintendenza – ha commentato il sindaco di Terranuova Sergio Chienni – siamo venuti a conoscenza per la prima volta di questo insediamento preistorico nel Valdarno. Il materiale ritrovato rappresenta una preziosa documentazione anche per l’attività dell’Accademia Valdarnese del Poggio, nell’ambito delle ricerche sul contesto storico, geologico e paleontologico. L’auspicio è che una simile scoperta possa aprire la strada ad approfonditi studi archeologici capaci di imprimere un richiamo storico e culturale per l’intera area».