I lavori sono ripresi in sordina, anche se in pochi se ne sono accorti. È una ventina d'anni che i forni sono spenti e ormai gli unici ad essere interessati dall'intervento sono i piccioni che hanno nidificato tra le lamiere arrugginite dell'impianto nel corso delle stagioni.Un intervento di manutenzione straordinaria per la precisione, così da mettere in definitiva sicurezza quel che resta dell'inceneritore di Valpiana. Un intervento a carico del privato, oggi rappresentato da Sei Toscana, che ha rilevato l'ex inceneritore dalla società nata proprio insieme all'impianto: il Consorzio Servizi Ecologici e Ambientali, meglio conosciuto poi negli anni come Coseca. Attualmente, nell'area del Magrone, là dove un tempo i forni bruciavano i rifiuti di Follonica, Massa Marittima, Gavorrano e Scarlino, c'è una stazione di trasferimento, ma l'attività di incenerimento in sé, durata una trentina d'anni, si è spenta nel 2000.Un'esperienza non proprio soddisfacente per molti residente della frazione massetana, dato che nel tempo sono stati molti gli appelli a una tutela per la salute pubblica e l'ambiente. Poco prima dello spegnimento definitivo, l'amministrazione allora guidata dal deputato Pd Luca Sani stava valutando la possibilità di un ampliamento, contrastata da cittadini e dalle forze politiche d'opposizione. Quattro anni più tardi, poi, arrivò la voce di una manifestazione d'interesse per realizzare in quell'area un impianto a biomasse, presentata da una società che vedeva al comando l'ex sindaco di Cinigiano Marzio Scheggi. Di nuovo però non se ne fece di nulla, anche grazie alla spinta dei comitati locali che già lamentavano le ripercussioni di trent'anni di inceneritore.Da allora, qualsiasi progetto per una nuova industria è tramontato e poco a poco sono iniziati i lavori di demolizione, scanditi da battute di arresto e ripartenze. L'ultima è quella in corso in questi giorni, che porterà alla definitiva messa in sicurezza di quel che è rimasto dell'impianto. Con buona pace dei piccioni.