Materiale radioattivo tra i rifiuti «Fatto grave, individuare la fonte»

«Quando nel 2014 fu segnalata la presenza di materiali radioattivi provenienti dal Casone, ci attivammo per monitorare i rifiuti che arrivavano da quell’area e depositati un po’ ovunque in provincia. Non trovammo nulla di anomalo, ma poi fummo informati che il ministero dell’Ambiente aveva incaricato l’Ispra per censire i rischi dell’esposizione a radiazioni, prodotti laddove si lavorano minerali che contengono piccole concentrazioni di elementi radioattivi». E’ quanto dice Roberto Barocci, del Forum Ambientalista di Grosseto, sul caso dei rifiuti radioattivi trovati alla discarica delle Strillaie prima del suo conferimento. «Da quell’incarico ne è scaturito un censimento delle attività in cui si lavorano materiali aventi una naturale radioattività, come l’ilmenite – prosegue Barocci –. E’ documentato che nella produzione di certe sostanze si registra un aumento della concentrazione di radioattività anche mille volte maggiore rispetto alla concentrazione presente in natura. In particolare tale aumento di concentrazione si regista nelle incrostazioni e nei teli filtranti utilizzati per migliorare la purezza del prodotto finale, ma è documentato che “le aree che potrebbero coinvolgere le esposizioni rilevanti dovute alle polveri in sospensione sono la zona di movimentazione delle materie prime (compresa l’area di stoccaggio), la zona di macinazione delle materie prime, l’area di essiccazione e stenditoio, quindi esiste un problema serio di tutela della salute dei lavoratori, oltre che un serio problema di smaltimento e tutela dell’ambiente». «Il sistema di filtraggio ha funzionato bene – ha aggiunto Simona Petrucci, assessore all’Ambiente del Comune di Grosseto –. C’è da capire da quale gita proveniva il carico e quale è stato il tragitto. Quando in tutto il territorio ci saranno i bidoni di accesso controllato ci saranno ulteriori verifiche e si potrà capire, anche con indagini mirate, chi conferisce sbagliando qualsiasi tipo di rifiuto. Speriamo che la magistratura faccia i suoi passi alla svelta e individui i responsabili. Sono frequenti, infatti, gli abbandoni di ditte che buttano rifiuti ovunque». «Il fatto è molto grave – ha aggiunto Leonardo Marras, capogruppo del Pd in Regione –. Serve conoscere rapidamente la provenienza di quei rifiuti perché siano assicurati alla giustizia i responsabili. Non si può tollerare una gestione superficiale di rifiuti pericolosi. Questo ci dà la dimensione di quanto sia rischioso il momento che stiamo vivendo, chi soffre della crisi può trovare nelle scorciatoie dei cicli di produzione più costosi o nell’abbassamento della guardia nella sicurezza di lavoro il rifugio del contenimento dei costi». «Ogni giorno Sei Toscana trasporta i rifiuti raccolti nei 104 comuni serviti ai vari impianti di trattamento (riciclo, recupero e smaltimento) per complessive 500mila tonnellate annue prodotte nel nostro ambito territoriale – dice Giuseppe Tabani, direttore tecnico di Sei Toscana –. Ogni impianto è dotato di rilevatori dei livelli di radioattività che permettono, come nel caso in questione, di segnalare e individuare l’eventuale presenza di materiali radioattivi. A volte basta davvero poco a far scattare tali allarmi, una radiografia o un fazzoletto usato da una persona che ha effettuato da poco un particolare esame diagnostico. Al fine di evitare tali situazioni, Sei Toscana invita tutti i cittadini e le imprese a differenziare e a conferire correttamente i propri rifiuti». 

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