Segnali positivi: “Ma si svolta solo responsabilizzando i cittadini”

Ma perché la provincia di Grosseto - salvo rari esempi - va così male quanto a raccolta differenziata? E cosa si può fare per invertire la rotta? Il Tirreno lo ha chiesto direttamente all'Autorità per i Rifiuti Toscana sud che gestisce il servizio. «Per leggere i dati in maniera consapevole in confronto con altre Ato toscane, le province della Toscana del sud sono ad elevato flusso turistico e ad elevata dispersione territoriale che rende oggettivamente la percentuale di raccolta, a parità di efficienza, inferiore rispetto a territori con elevata urbanizzazione e flusso turistico limitato», spiegano dall'Ato rifiuti Toscana sud. In Maremma e sull'Amiata ci sono più turisti che in Versilia o a Firenze? «Ci possono essere territori virtuosi e comunque l'impatto degli esercizi ricettivi e di ristorazione non è da sottovalutare e la Maremma sconta limiti oggettivi», proseguono dall'Ato. Dove l'utenza è stabile, l'Ato ha individuato come punto debole quello della cultura del riciclo e del comportamento delle persone «che deve essere affiancato da campagne di comunicazione. Gli strumenti che aiutano l'applicazione di certi principi funzionano se la popolazione è convinta e pone attenzione al proprio territorio». In un quadro fosco, consola il fatto che il trend sia positivo. Osservando i dati del primo semestre 2019 resi noti dall'Ato (vedi tabella), si osserva come alcuni comuni del Grossetano registrino incrementi significativi. La spiegazione? «L'attivazione di nuovi modelli di organizzazione del servizio basati sulla responsabilizzazione dell'utente», spiegano dall'Ato. Ma cosa fa la differenza? «L'esperienza osservata in tutta Italia dimostra che i risultati migliori non dipendono tanto dal modello di raccolta differenziata, ovvero se con il porta a porta o con la raccolta ad accesso controllato. La cosa discriminante è che si attivi una responsabilizzazione dell'utente, cioè che sia da un lato incentivato a fare la differenziata e dall'altro controllato nei suoi comportamenti». Il controllo avviene in due modi: attraverso le fototrappole (telecamere o fotocamere installate vicino ai cassonetti e che registrano eventuali conferimenti scorretti) e attraverso una tariffa puntuale. E proprio questo pare essere il sistema vincente: legare la parte variabile della tariffa, grossomodo la metà, ai rifiuti indifferenziati conferiti. In parole semplici è la tariffa puntuale: calcolare "al grammo" quanta indifferenziata produce ogni utente e su quella definire quanto deve pagare. «I rifiuti differenziati come la carta, il vetro, la plastica e l'umido, trovano compensazione dai proventi derivati dalla loro vendita», spiegano dall'Ato. «Quelli non differenziati sono a totale carico dei cittadini attraverso la tariffa». Rovesciando il ragionamento, dunque, il mantra non deve essere tanto "aumentare la differenziata", quanto "diminuire l'indifferenziata". Come? «La tariffazione puntuale presuppone che ogni utente sia identificato o attraverso la tessera se la raccolta avviene con il cassonetto automatizzato o attraverso la lettura dei codici a barre sul mastello nel caso del porta a porta. Per le frazioni che, nel pap, vengono conferite con il solo sacchetto, in astratto i codici a barre possono essere letti ma servirebbe mettere un dispositivo su ogni sacchetto, che è cosa molto onerosa». Non a caso a Grosseto si sta passando alla differenziata con cassonetto intelligente. Sarà però Follonica la prima a partire, con questo sistema esteso su tutto il territorio comunale. Per legare la tariffa all'effettiva produzione di rifiuti, infatti, serve che il sistema sia attivo su tutta l'utenza. «Il passaggio alla tariffazione puntuale è uno dei processi che stiamo avviando - spiegano dall'Ato - e partirà in tre comuni del nostro ambito: Follonica da gennaio, Civitella Val di Chiana e Sarteano». A livello dei 104 comuni dell'Ambito sono stati stimati 40 milioni di euro di investimenti per la conversione alla tariffazione puntuale «che - dicono dall'Ato - vengono ammortizzati di norma in 7 anni. Su questo abbiamo ottenuto 5,4 milioni di euro dalla Regione e il resto è a carico delle tariffe. A fronte di questo, però, ci sarà una riduzione dell'indifferenziata, quindi dei costi degli impianti, dell'ecotassa e dell'indennità di disagio ambientale». Ma come si misurerà la quantità di rifiuti indifferenziati conferiti da ogni cittadino? «Pragmaticamente - spiega l'Ato - la misurazione avviene attraverso il prodotto del numero dei conferimenti, attraverso la tessera o il codice a barre sui mastelli, per la capacità del contenitore. Ad esempio il mastello contiene tot grammi: si moltiplicano per il numero di conferimenti e si ottiene la quantità di rifiuto conferito. Per i cassonetti smart vale la misura della calotta, moltiplicata per le volte i cui l'utente conferisce il rifiuto, un dato che si ottiene dalla tessera magnetica». E se Follonica sarà una "sperimentazione", «dopo il 2020 l'intenzione è di passare in maniera diffusa a questo metodo, a cominciare dal comune di Grosseto che sicuramente ha dato un impulso». E sarà davvero una novità. In Toscana i comuni con la tariffazione puntuale si contano infatti sulle dita di una mano.

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