Il responso è chiarissimo. Nonostante gli sforzi che l`Unione Europea ha comunque messo in campo perprovare a ridurre il gap, oltre l`87/ del consumo dirisorsenelVecchio Continente dipende ancora da materie primevergini. E le attuali politiche pubbliche non sono riuscite a ridurre la domanda che crescerà, rispetto al2000, di 2,5 volte da qui al 2050 conun consumo medio pro capite globale di circa 12,5 tonnellate. Ascattarela fotografia aggiornata della forte dipendenza dell`Europa da paesi terzi sul fronte caldo delle materie prime critiche è lo studio "Erion Vision 2050: passato, presente e futuro dei sistemi di responsabilità estesa del produttore" che è stato commissionato alla società di consulenza dds+ da Erion, ìl più importante sistema multiconsortile no profit di responsabilità estesa del produttore operante in Italia, e che sarà presentato oggi a Firenze. Insomma, la strada da fare per l`Europa è ancora lunga. E lo studio suggerisce alcuneleve da attivareper raggiungere l`obiettivo della neutralità climatica entro il 2050: dalla promozione di un mercato unico per il recupero delle materie prime critiche (Crm palladio, neodimio, cobalto,litio, tantalio, etc) alla spinta sul riciclo a livello europeo assicurando l`approvvigionamento ai principali siti di produzione. Tenendo conto della sempre più pressante necessità di Crm, il cui mercato ha toccato i 32o miliardi di dollari nel 2 022 ed è destinato a crescere anche perché, ricorda lo studio di Erion, si tratta di materiali indispensabili per portare avanti la transizione energetica. Nell`analisi si sottolinea poi il ruolo cruciale dei sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr) che, ricorda Danilo Bonato, direttore generale di Erion Compliance Organiz ation, «sono nati negli anni `90 sia per organizzare e finanziare la gestione dei rifiuti sia per stimolare una migliore progettazione dei prodotti e si trovano ora ad affrontare una sfida importante: colmare il gap tra gli obiettivi programmatici di sostenibilità e l`approvvigionamento di risorse strategiche per l`Unione Europea». Secondo Bonato, però, è arrivato il momento di ripensare il ruolo dell`Epr all`interno della Ue «in particolare - precisa - in risposta alle urgenti richieste di materie prime critiche e all`imperativo di decarbonizzare l`economia in un quadro di coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile». Un aspetto, quest`ultimo, che passa, è il ragionamento di Bonato, anche attraverso una piena valorizzazione dello strumento del riciclo sul quale punta il nuovo regolamento europeo sulle materie prime critiche in cui si prevede che, entro il 2030, il 25% del consumo annuo provenga proprio da questo versante in modo da rendere l`Europa meno dipendente dai Paesi terzi. Un obiettivo non da poco se si considera che attualmente i materiali riciclati rappresentano so101`8,6% deimateriali in ingresso e la quota di rigenerazione di prodotti rispetto alla nuova produzione è ferma all`1,9% per cento. «Incoraggiare le aziende a far leva sull`ecodesign (la progettazione dei prodotti che guarda al loro impatto ambientale lungo tutto il ciclo divita, ndr) e utilizzare materiali riciclati nei nuovi prodotti - conclude Bonato - è essenziale per supportare la chiusura dei cicli e ridurre la dipendenza da nuove risorse naturali».