Energia e ambiente: Iren punta sulla Toscana, in particolar modo nel Grossetano. Può illustrare i progetti che avete in cantiere?Eugenio Bertolini: «Quello a Scarlino è l'investimento più significativo che faremo in Toscana come gruppo, almeno nell'arco di questo piano industriale. Da circa un anno e mezzo, attraverso l'acquisizione della divisione ambiente di Unieco, siamo presenti in regione nel ciclo integrato dei rifiuti, soprattutto nel sud della Toscana. È stato ricordato il tema della partecipazione: la condivisione e il dialogo sono aspetti fondamentali quando si portano dei progetti industriali sui territori, in questo caso in ambito ambientale, e corrisponde a un modus operandi che Iren persegue in tutte le aree in cui opera. Questo a volte può condurre a un cambio di prospettiva: nel caso specifico di Scarlino abbiamo ereditato una situazione in cui la contrarietà al termovalorizzatore era espressa in maniera forte e direi da tutte le parti sociali, e anche le amministrazioni locali erano in qualche modo contrarie a una prima ipotesi progettuale, per la realizzazione di un termovalorizzatore di nuova tecnologia, lontano da quello preesistente, risalente a oltre trent'anni fa. Ci sono state inoltre scelte regionali che hanno spinto verso un'altra tecnologia per la gestione del rifiuto indifferenziato, indirizzando verso tecnologie waste to chemical come alternativa alla termovalorizzazione. Va detto che siamo in un contesto in cui le percentuali di raccolta differenziata arrivano fino all'80%, per cui il tema dello smaltimento della frazione indifferenziata è, ormai, marginale. Il tema centrale è ora quello di rendere i territori il più possibile autosufficienti nel ciclo integrato dei rifiuti, ossia per quanto riguarda il trattamento del materiale della raccolta differenziata, con l'obiettivo di generare un sistema virtuoso di economia circolare. Il progetto che abbiamo presentato per Scarlino va in questa direzione: prevediamo di installare in un sito a vocazione industriale alcune tipologie di impianti per il riciclo. Rigeneriamo l'area, con la possibilità di portare benefici sotto il profilo ambientale, economico, occupazionale. Dopo una valutazione di quelle che secondo noi erano le debolezze impiantistiche a livello regionale ci siamo concentrati su tre filoni. Il primo è quello del legno: ogni anno dal sistema industriale della Toscana vengono raccolte 100mila tonnellate di scarti di legno, che oggi devono essere trasportate fuori regione per essere smaltite. Noi contiamo di intercettare questo mercato locale per realizzare un nuovo impianto per la produzione di pallet completi, che potranno anche essere riutilizzati dalle aziende locali. La seconda filiera è quella delle plastiche: di quelle conferite nei cassonetti il 50% viene recuperato come polimero vergine, il restante 50% ha invece necessità di un filone di recupero attualmente poco sviluppato. Noi a Scarlino ci concentreremo su questa parte della plastica, detta plasmix, recuperandola attraverso una tecnologia che abbiamo sviluppato e che permette di realizzare un polimero utilizzato nell'industria siderurgica. Abbiamo inoltre valutato l'utilizzo del pulper di cartiera: se lo scarto del pulper oggi finisce a recupero energetico e in discarica, noi stiamo lavorando ad accordi con le aziende toscane per ritirarlo e trasformarlo, al pari del plasmix, in un prodotto utilizzato all'interno delle acciaierie come agente riducente in sostituzione del carbone». La terza filiera è quella del trattamento fanghi: anche su quella in Toscana non c'è al momento autosufficienza regionale, e lo smaltimento si fa in Lombardia. Noi abbiamo sviluppato una tecnologia capace di portare a una conclusione del ciclo: un trattamento che consentirà di trasformare un problema in un prodotto».