Forse il paragone sportivo è quello che funziona di più, almeno in questo caso. Immaginate una squadra che perde tutte le partite, con i tifosi affranti e delusi e un clima di scetticismo generale che la circonda. La stessa squadra poi, come se non bastasse, viene addirittura accusata di truccare le partite. Sembra l'inizio della fine, ma poi arriva un allenatore nuovo che, con pazienza e determinazione, allontana i sospetti e comincia a ottenere risultati importanti, fino a trascinare la formazione ai vertici della classifica. Nello sport si chiama "allenatore vincente", in economia è più giusto parlare di "manager che risolve i problemi". Perché Sei Toscana, oggi gestore unico del servizio integrato dei rifiuti urbani in 104 comuni nelle province di Arezzo, Grosseto, Livorno e Siena, alla fine del 2016 ha vissuto un momento critico. Prima le dimissioni del consiglio d'amministrazione, poi, a marzo del 2017, il commissariamento da parte dell'Autorità nazionale anticorruzione. Nel mezzo, però, a gennaio 2017, la nomina di Marco Mairaghi, 50 anni, in qualità di amministratore delegato. «Ho trovato un'azienda ferita e umiliata dal commissariamento. In Toscana - racconta Mairaghi - quando sei commissariato sei segnato per sempre come poco di buono. Nessuno credeva più in Sei Toscana». Da dove ha iniziato per ricostruire la credibilità dell'azienda?«In primo luogo era fondamentale chiarire che Sei Toscana aveva sempre rispettato la legge e seguito le regole. Ad agosto 2018 è arrivata la fine del commissariamento, senza che siano state riscontrate irregolarità. È stata la mia prima grande vittoria nei panni di amministratore delegato, e da lì è partita una storia nuova...» Qual è stato il suo secondo passo da "padre" di Sei Toscana?«C'era la necessità assoluta di redigere un nuovo piano industriale, che permettesse all'azienda di avere un futuro e che, al tempo stesso, permettesse di svolgere al meglio tutti i servizi ai cittadini. L'unica strada era quella di aumentare la raccolta differenziata, in quantità e qualità, in modo da rendere virtuosi i vari Comuni ed evitare l'Ecotassa ai cittadini. Abbiamo puntato sui cassonetti intelligenti, e abbiamo vinto la nostra scommessa. Senza dimenticare l'aumento di capitale da 30 milioni, eseguito per ampliare la nostra offerta di servizi e potenziare quelli già esistenti».Il suo lavoro di ricostruzione di Sei è stato anche politico, oltre che economico-aziendale.«Decisamente. Nel periodo del commissariamento da parte di Anac la politica ha sparato sentenze pesanti su Sei Toscana, molti Comuni si sono allontanati. Ho difeso l'azienda da ogni attacco, sempre, e alla fine abbiamo dimostrato a tutti che non c'è mai stato alcun illecito».Ora è tempo di sfide. Che 2020 sarà quello di Sei Toscana? «Un anno senza dubbio ricco di novità e ambizioni. Il primo obiettivo è quello di trasformare Sei Toscana in una società benefit, vale a dire una società che impatta positivamente sulla collettività. Noi questo lo facciamo, dato che le nostre attività esterne sono tutte svolte dal consorzio Coob, che racchiude le cooperative sociali che lavorano per Sei Toscana. Un modo per tutelare i lavoratori, ma soprattutto per investire sul territorio i guadagni dell'azienda, creando lavoro e opportunità. Inoltre vogliamo potenziare il centro di ricerca e sviluppo sull'economia circolare che abbiamo inaugurato insieme ad Acea e che ha riscontrato subito l'adesione di quindici aziende e quaranta centri di ricerca universitari. Il ministero dello Sviluppo economico ha destinato 30 milioni di euro allo sviluppo dei progetti di ricerca che abbiamo presentato. La strada è quella giusta, ma bisogna continuare così».Chi è Marco Mairaghi, il manager che risolve i problemi?«Mi sono laureato in economia e commercio all'università di Firenze, ho collaborato come consulente con il primo governo Prodi e dal 2004 al 2014 sono stato sindaco di Pontassieve, la mia città. Ho gestito molte situazioni aziendali delicate, e finora sono sempre riuscito a risolverle. Non sono un mago, ma semplicemente un uomo che non ha paura di lavorare e delle grandi sfide».Anche l'amministratore delegato di Sei Toscana avrà un po' di tempo libero...«Non moltissimo, sinceramente. Quando non lavoro, soprattutto il sabato, vado a vedere le partite di calcio di mio figlio Tommaso, che ha 18 anni ed è il mio orgoglio. E poi c'è la piccola di 6, una dolcissima peste».Si sente più un allenatore vincente o un super manager?«Mi sento un lavoratore. Ambizioso e scrupoloso. So che quello che abbiamo fatto a Sei Toscana è straordinario, ma ho imparato anche che la sfida più difficile è quella che deve ancora spuntare fuori».