«Esistono pochi materiali più sostenibili del sughero a livello industriale: questo legno proviene dalle foreste di sughera del Mediterraneo, che contribuiscono a stoccare anidride carbonica - 73 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di sughero - e i prodotti trasformati non sono trattati, se non con un rivestimento in silicone, nel caso dei tappi, per poterli inserire nelle bottiglie. È una pianta spontanea, che ogni dieci anni in Italia può essere decorticata e poi si rigenera, quindi non implica né abbattimento alberi né sfruttamento della risorsa, ma anzi è un sistema che permette alla pianta di rigenerarsi, anche fino a 250 anni». Alessandro Canepari è titolare della Mureddu Sugheri, che produce tappi per bottiglie, ed è anche responsabile del Gruppo Sughero all`interno di Assoimballaggi, a sua volta associata a FederlegnoArredo, in rappresentanza di un settore di nicchia (la produzione nazionale vale 270 milioni di euro, generata da poco più di 20o aziende e un migliaio di lavoratori), ma fondamentale per l`industria del vino e distintivo del nostro Paese, che da solo produce e trasforma circa il lo% del sughero commercializzato a livello globale, alle spalle di Spagna e Portogallo, che de- tengono i170%, e davanti a Maghreb e Francia. Un settore che potrebbe avere potenzialità ben più grandi se soltanto si sciogliessero alcuni nodi burocratici a cominciare dalla questione del riciclo. Il sughero, spiega Canepari è, o meglio sarebbe, un esempio perfetto di materiale riciclabile, essendo completamente naturale e avendo moltissime possibilità di trasformazione una volta rigenerato, ad esempio nel campo dell`edilizia (come isolante acustico e termico), del design e del calzaturiero. Ambiti in cui viene già utilizzato - sebbene marginalmente - ma che potrebbero svilupparsi in maniera significativa se venissero varate norme a livello di sistema (italiano e ancor più europeo) per autorizzarne e garantirne il Acido, cosa che oggi non avviene per motivi «meramente burocratici», aggiunge l`imprenditore. Oltre che economici, dato che l`organizzazione della raccolta e lo smistamento dei tappi utilizzati (a oggi prevista e regolamentata solo in alcuni Comuni italiani) comporta comunque costi elevati. «Se però riuscissimo a innescare un meccanismo virtuoso di produzione, utilizzo, riciclo, rigenerazione e riutilizzo, ci sarebbero importanti ricadute economiche, ali vello di sistema, che ammortizzerebbero i costi - osserva Canepari -. Ogni anno si producono nel mondo circa 18 miliardi di tappi di bottiglia, di cui più di 12 sono in sughero: pensi a quante cose si potrebbero fare e quanti posti di lavoro si potrebbero generare, se riuscissimo a riciclare quei 12 miliardi di tappi». In questa direzione vanno dunque le richieste delle associazioni che nel frattempo hanno iniziato anche un percorso di collaborazione con il Consorzio italiano compostatori: già oggi, infatti, alcuni Comuni prevedono lo smaltimento del sughero nel compost, sebbene, trattandosi di legno, i tempi di degradazione siano piuttosto lunghi. L`obiettivo delle imprese è estendere questa possibilità al maggior numero possibile di Comuni, inattesa comunque di una norma a livello centrale che ne consenta il Acido. Anche perché si pone ora un problema di concorrenza: mentre infatti i tappi in sughero sono considerati "rifiuto", quelli in plastica sono viceversa catalogati come riciclabili. Questo comporta un doppio problema, osserva Canepari: «Da una parte abbiamo un materiale chimico, come la plastica, che si presenta come più ecologico rispetto a un materiale naturale, come il sughero, e fa leva su questo aspetto a cui le persone sono sempre più sensibili. Dall`altra abbiamo un problema di cattiva informazione nei confronti dei consumatori». I tappi in plastica sono infatti spesso realizzati in modo da somigliare a quelli in sughero e questo può ingenerare confusione e comportare un errato smaltimento. Esiste infatti un codice, sui tappi, che ne identifica il materiale di realizzazione, ma difficilmente un privato cittadino è in grado di riconoscere il significato di tali codici. «Se ci fossero le condizioni normative e di conseguenza logistiche per una raccolta dedicata, potremmo avere risultati molto importanti- conclude Canepari -. Parliamo di miliardi di tappi da riciclare nel mondo che, a cascata, metterebbero in funzione catene produttive virtuose. Oggi infatti non c`è una grande disponibilità di materiale, ma un domani si potrebbero fare molti più prodotti in sughero, innescando un circuito virtuoso».