In pochi lo sanno, ma a nord ovest dell'isola d'Elba, tra il corno della Corsica e la Capraia c'è un'altra isola. Solo che è fatta di plastica. Una zuppa gigantesca e subdola, individuata da un recente studio del Cnr, composta da frammenti più piccoli di 2 millimetri e densa come nessun altro vortice di rifiuti nel Mediterraneo occidentale. Una minaccia lontana, che resta a diverse miglia dalle coste toscane, si potrebbe pensare. Niente di più sbagliato. Il problema è concreto e vicinissimo, tanto che ormai da mesi la piccola isola d'Elba, grazie all'impegno degli ambientalisti, è già un fronte avanzato della battaglia europea contro il marine litter (inquinamento marino). BELLEZZA A RISCHIO Nel piccolo fazzoletto di sabbia di Schiopparello - Le Prade, nel versante sud orientale di Portoferraio, i volontari di Legambiente Arcipelago toscano hanno rimosso solo pochi giorni fa chili e chili di rifiuti. Plastica, in gran parte dei casi. Ma anche cotton fioc e decine di dischetti plastici forati provenienti da un depuratore di Sarno e che nei mesi scorsi si sono sparsi in tutta la Toscana. Il problema è che solo poche settimane prima quella stessa spiaggetta era stata ripulita da altre squadre di volontari. E quel che inquieta sono i frammenti di materiali sintetici che, ormai, sono tutt'uno con la sabbia, impossibili da separare neanche con il vaglio utilizzato dai bagnini. Insomma, la plastica è ufficialmente il nemico numero uno della bellezza delle spiagge dell'isola d'Elba e del resto del Mediterrano. L'ELBA E IL MODELLO TREMITIGli ambientalisti hanno messo a fuoco la minaccia da tempo, gli amministratori un po' meno, visto che ancora fanno fatica a mettere in campo misure concrete per ridurre l'uso di plastica sull'isola. Eppure un esempio da seguire c'è ed è quello delle isole Tremiti, dove l'amministrazione locale ha vietato l'uso di stoviglie, bicchieri e contenitori monouso, consentendo la vendita esclusivamente di prodotti biodegradabili. Umberto Mazzantini è un esponente storico di Legambiente Arcipelago toscano, oltre ad essere nel consiglio direttivo del Parco. Solo pochi giorni fa, assieme al presidente del Parco Giampiero Sammuri ha rivolto un appello pubblico ai sindaci dell'isola. «Facciamo partire da qui la battaglia alla plastica in mare, l'Elba per una volta anticipi i tempi e si adegui subito, come già stanno facendo le Tremiti, alle direttive dell'Unione europea per diminuire l'uso di questi materiali che stanno invadendo gli oceani e i mari», spiega l'ambientalista secondo cui il cambio di passo serve anche sulla gestione dei rifiuti e sulla depurazione. «La bellezza delle nostre spiagge è a rischio - aggiunge - All'Elba l'inquinamento colpisce in maniera forte anche se diversificata per le correnti: sulla costa nord il problema sono i cotton fioc, a sud il polistirolo. La plastica è un po' dappertutto». I rifiuti plastici rappresentano tra l'80 e il 90% dell'immondizia marina su scala globale. Nei mari di tutto il mondo ci sono già 150 milioni di tonnellate di plastica e ogni anno se ne aggiungono altri otto. Per questo l'Europa si è mossa e ha dettato nuove norme per limitare l'uso di 10 prodotti, a partire da bottiglie, bastoncini cotonati, posate, piatti e cannucce. Materiale che, puntualmente, si spiaggia nelle nostre calette.IL FRONTE DELL'ARCIPELAGO Tenere lontano il nemico di plastica dalle spiagge da sogno dell'isola è un'impresa titanica. Ma c'è chi, da tempo, ci prova con tutte le proprie energie. Lo scorso anno Legambiente Arcipelago toscano con l'associazione Diversamente Marinai ha lanciato il progetto "Vele Spiegate" (Il Tirreno è media partner): decine di volontari si sono imbarcati a bordo di una barca a vela e per due mesi hanno girato decine di spiagge e calette dell'arcipelago toscano, raccogliendo rifiuti sia dal mare che dagli arenili. Un segnale forte che ha avuto un effetto immediato, tanto che il progetto sarà esportato in altre zone d'Italia. Non solo. Dallo scorso febbraio, in un'area marina di 300 chilometri nel Parco nazionale, è scattato il progetto "Arcipelago pulito": i pescatori che prima erano obbligati a ributtare in mare i rifiuti di plastica che restavano nelle reti adesso sono autorizzati a portarli in porto per un futuro riciclo. Prove generali di una resistenza che dovrà essere elevata a sistema.