Dopo le dimissioni di Roberto Paolini da presidente di Sei Toscana e in vista dell'assemblea dei soci, fissata per il 29 giugno, ieri il sasso in piccionaia lo ha lanciato l'amministratore delegato del gestore unico dei rifiuti dell'Ato Toscana Sud, Marco Mairaghi.L'antefatto. Da lunedì scorso l'azienda - che si ritrova senza bilancio approvato e con la necessità di procedere alla sostituzione del presidente - è al centro del dibattito politico, soprattutto a Siena, dove si attende il ballottaggio per l'elezione del sindaco. Il consiglio di amministrazione di Sei è composto da 8 membri, compreso il presidente, più l'ad. Gli amministratori sono di indicazione dei soci e il nome del dimissionario Paolini era stato fatto da Siena Ambiente (che esprimerà anche il sostituto). Mairaghi, invece, è espressione dei privati. Il territorio servito da Sei racchiude 105 comuni (39 aretini, 36 senesi, 28 grossetani e 2 della Val di Cornia). Nel cda di Sei Toscana ci sono esponenti provenienti un po' da tutte le zone (al momento nessun grossetano), ma la "testa" è sempre stata a Siena. La societa è costituita da una miriade di soci: Aisa (6,81%), Casentino Servizi (0,35), Coseca (0,04, ma aveva oltre il 10%, quote dei Comuni grossetani poi acquisite da Ecolat), Csa (4,40), Csai (16,36), Sienambiente (24,50), La Castelnuovese (0,10), Cooplat (13%), Crcm (0,34), Ecolat (11,72), Unieco (0,10), Revet (0,33) e Sta (26,80). I dipendenti sono 1.500. La bomba. L'ad Mairaghi ieri è uscito allo scoperto, con una provocazione rivolta al sindaco di Chiusi, Juri Bettollini: «Ho ascoltato con attenzione le sue parole e devo dire che concordo. Premesso che Sei Toscana può operare nel rispetto della gara indipendentemente dalla composizione della sua compagine azionaria, ovvero che sia a maggioranza pubblica o privata, è fondamentale che la società torni saldamente nelle mani dei soci cosiddetti pubblici, controllati dai Comuni. Io ho fatto il sindaco per dieci anni e so perfettamente che la raccolta dei rifiuti urbani deve essere controllata dai Comuni, perché quando un sindaco non è in grado di rispondere ai cittadini della gestione di un servizio così capillare, che interessa ogni famiglia del suo territorio, poi tutto diventa più complicato e sicuramente non funziona». Parole molto chiare.Gli effetti. Mairaghi, da ex sindaco e da amministratore di Sei Toscana, è convinto della necessità che i Comuni debbano tornare a controllare Sei Toscana. Considerazioni che hanno anche una portata politica e mettono all'angolo gli amministratori che minacciano di intraprendere altre strade, per esempio piccole società comunali con la mission di operare soltanto sul proprio territorio. «Oggi - prosegue Mairaghi - scelte di questo tipo non avrebbero successo. In termini economici è impossibile sopravvivere da soli agli investimenti richiesti e alla complessità del servizio. Sarebbe un passo indietro di vent'anni, mentre il resto del mondo va verso società multiservizi, con un dimensionamento adeguato, in grado di garantire gli investimenti necessari ad attrarre capitali con l'ingresso in borsa». Il problema è che il pubblico, in questa fase, non ha denaro. I sindaci hanno difficoltà perfino a erogare i servizi di primaria importanza. Il bivio. «Nel giro di poche settimane, entro l'estate - conclude Mairaghi - Sei Toscana dovrà fare un nuovo aumento di capitale da diciotto milioni di euro e per questo invito i soci pubblici, ossia Siena Ambiente, Csai e Aisa a lavorare insieme per recuperare la maggioranza della società di cui sono amministratore. Voglio anche sottolineare che il socio privato Sta con due lettere indirizzate ai soci pubblici e privati, una del giugno 2017 e una del maggio di quest'anno, si è dichiarato disponibile a contribuire a questo obiettivo. E' nell'interesse di tutti che Sei Toscana torni nelle mani delle società controllate dai sindaci dei nostri comuni ed è personalmente, quello che vorrei si realizzasse». Al di là della provocazione, Mairaghi dice una cosa giusta. Ma i sindaci grossetani hanno i soldi per ricomprare le loro quote? Potrebbero investirci i dividendi del Fiora? Altrimenti saranno in futuro completamente esclusi dal controllo di Sei.