La battaglia dei campioni per l`Europa del riciclo

Il primo tra i flash che daranno il profilo della giornata lo scatta Francesco Mutti. Sono passati un paio giorni dai nubifragi che qui, a Parma, sono stati solo piogge nepcure tanto insistenti ma più avanti, giùverso Bologna e a est dove l`Emilia diventa Romagna, hanno lasciato l`ennesima scia di vittime, danni, disastri per l`agricoltura. Sarebbe da ingenui pensare che la nuova alluvione abbia almeno risolto, anche solo un po`, la siccità. L`emergenza resta, tale e quale. L`acqua che è caduta è quasi tutta scivolata via. Non ha alimentato le falde. Si è persa. Perciò gli imprenditori che affollano Le Village cittadino di Créclit Agricole, per la terza delle sei tappe dei Meet The Champions 2023, sottoscrivono ciò che Mutti sta ripetendo dal palco: «Sul tema idrico sarebbe urgente una visione chiara del Sistema Paese. È reale il rischio che la Pianura Padana, cioè l`area che produce 117096 del Pil, si ritrovi senz`acqua». Ne siamo con: sapevoli? Non pare. Di sicuro, non ci comportiamo di con: seguenza. Idem a proposito dell`altro argomento che tiene banco nell`incontro-confronto di Parma, e che appartiene allo stesso grande tema chiave. Non c`è industriale, finanziere, banchiere, politico che non parli, vantandosene, di «sostenibilità». Poi, nella realtà,la ritengono ancora sinonimo di costo. Che la maggior parte delle imprese sceglie peraltro di diluire dietro la maschera del green washing. Non è così per le Champions, e non da ieri. Sei edizioni del rapporto L`Economia-ItalyPost sulle piccole e medie aziende top performer, e altrettanti tour sui territori, consentono di affermare un paio di cose non proprio secondarie. Per esempio, che nel vocabolario di queste imprese il sostantivo di cui sopra compare da molto, molto prima che diventasse un must, e declinato in tutte e tre le sue forme: sostenibilità ambientale, sociale, economica sono un «pacchetto unico» e, soprattutto, uno dei fattori del successo che le Top Mille confermano esercizio dopo esercizio. Qualunque sia il comparto. Di più: un nuovo settore, altrettanto di successo, su queste basi ci è nato. L`Italia è tra i campioni dell`economia circolare perché, povera di materie prime, dal Acido ha saputo creare ex novo un`intera industria. Si integra e completa tutte le filiere. C`è un però, e qui torniamo all`altro grande tema sollevato a Parma: o stiamo attenti, e ci diamo una mossa a Bruxelles, oppure quell`industria rischia il ridimensionamento, e le filiere che oggi rifornisce dovranno a loro volta reinventarsi. Perché noi abbiamo puntato sul Acido - appunto - in anni in cui gli altri grandi Paesi manifatturieri d`Europa nemmeno si ponevano il problema (loro le materie prime le hanno). E siamo diventati leader, sì: ricicliamo oltre il 7096 di tutti i rifiuti, urbani-e speciali-industriali, la media Ue si ferma al 5396 (con la Germania al 5596). Peccato che fUe abbia deciso di invertire la rotta. «Avanti tutta» verso il riutilizzo. E questo, dalla guerra alle confezioni monouso in su, mette in discussione un intero modello di business. Che sostenibile e virtuoso lo è già. Non siamo noi italiani a dirlo. Sono i dati. A Parma li citano in tanti. Questa in Emilia-Romagna, peraltro, è la tappa perfetta per raccontare dall`interno ciò che sta succedendo e quali potrebbero essere le ricadute. È qui che si è sviluppata la Packaging Valley, accanto alle più «sexy» Food and Motor Valley. Ed è tra qui e la Lombardia che sono nati anche i primi embrioni dell`industria del ricido vero e proprio, fatta oggi di 4.800 imprese, 236 mila occupati, 10,5 miliardi di giro d`affari. Di iquestindustria il gruppo Mauro Saviola è stato uno dei pionieri. È da un quarto di secolo, cioè da11997, che i suoi pannelli li produce al r00% con legno riciclato. Questinno ha partecipato per la prima volta al Salone del Mobile. Facile per Stefano Saviola la risposta a chi si chiedesse cosa c`entri il re del truciolato con i signori del design globale: «Volevamo dare un messaggio: con i mobili italiani non comprate solo il meglio del design e della qualità, ma anche della sostenibilità». Obiettivo centrato, se è vero che il «cubotto di rifiuti» (del legno, ovvio) è stato tra le installazioni più fotografate della Week 2023. Questo però Saviola lo racconta dopo. E vorrà pur dire qualcosa «oltre» i semplici interessi aziendall il fatto che, invece, il suo intervento inizi dal punto in cui l`aveva appena lasciato Fausto Ferretti. Con Fepa, ovvero Ferretti Packaging, porta in tutta Europa i suoi imballaggi di cartone ondulato. A Parma è lui il primo a sottolineare che «oggi l`Italiaè la nazione più virtuosa, quanto a Acido». Domani, chissà: «Se sia fattibile lo vedremo, per adesso è certo che Bruxelles sta cambiando le regole». Ora. Gli imprenditori italiani sono campioni di flessibilità, e poiché la battaglia riciclo-riutilizzo ha per orizzonte il 2030 il tempo per inventarsi qualcosa l`avrebbero. Sarebbe tuttavia paradossale se, per una volta che siamo in testa al gruppo dei migliori, il sistema-Paese non difendesse le posizioni (o si accorgesse tardi di quel che accade a Bruxelles, com`è successo con la transizione all`elettrico nell`automotive). Anche perché qui sono i numeri, non le lobby, a dar rgione a noi. Racconta per esempio Stefano Fanti, vicepresidente di una «multinazionale tascabile» dell`imballaggio (la Sifi), che nell`acciaio la Germania è apparentemente più no la partita del riuso? brava di noi: «Riciclano il 9o96, noi ci fermiamo al 70-7596». Però: «A loro costa otto volte di più». 

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