Un po' più asciutto del previsto, e con un nutrito pacchetto di deleghe per il futuro, arriva il primo provvedimento di semplificazione del governo Conte. Il decreto varato ieri dal Consiglio dei ministri prevede la creazione di un fondo di garanzia da 5o milioni per le piccole imprese creditrici dello Stato, l'abolizione del Sistema di tracciamento dei rifiuti e del Registro Unico del lavoro, assunzioni nella scuola, lo slittamento del rimborso del prestito dello Stato ad Alitalia. Non ci sono, invece, la riforma del codice degli appalti e le nuove norme sull'Agenzia nazionale per i servizi del lavoro, che avrebbero fatto decadere i vertici. La revisione del codice appalti è affidata ad una delle tante deleghe al governo previste da un disegno di legge approvato sempre oggi su iniziativa del premier Conte e del ministro della Funzione pubblica, Giulia Bongiorno. Oltre che per l'edilizia e l'urbanistica, sono previste semplificazioni anche in agricoltura, per l'agroalimentare ed il turismo, le attività e lo sviluppo economico, per le infrastrutture e i trasporti. «Prende vita il più ampio disegno riformatore mai realizzato per rimuovere gli ostacoli e i freni che soffocano il Paese» ha detto il premier, Giuseppe Conte. La reazione delle imprese però è tiepida, se non negativa. «Non c'è alcuna misura efficace per rilanciare l'economia e per sbloccare le opere pubbliche» dice l'Associazione dei costruttori edili. Il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, promette nuovi interventi in sede di conversione del decreto, ma anche con la legge di Bilancio. «C'è un tavolo aperto con le imprese» ed eventuali nuove misure concordate potranno confluire nel testo del decreto nel corso dell'esame parlamentare. Oltre al fondo di garanzia del decreto, la manovra per il 2019 stanzierà i fondi per il rimborso dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Oggi, intanto, la Camera dovrebbe dare via libera definitivo al decreto fiscale con un voto di fiducia al governo, il quarto a Montecitorio, il quinto in assoluto.
Stop al tracciamento
Rifiuti: spesi 140 milioni per un sistema mai nato
Creato nel 2010, ma mai entrato pienamente in vigore, il Sistri, il sistema di tracciamento dei rifiuti speciali, viene ora smantellato. Sarà sostituito da un nuovo meccanismo con costi meno elevati per le imprese obbligate ad aderirvi. «Finisce uno degli sprechi nella storia della gestione dei rifiuti speciali, che anche se non è mai entrato effettivamente in funzione, è già costato alle imprese 141 milioni di euro dal 2010 ad oggi» ha commentato il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. Per adeguarsi alla normativa le imprese hanno dovuto «pagare iscrizioni, adeguamenti tecnologici, aggiornamenti per i mezzi e per il personale e infilarsi in un ginepraio di norme, sanzioni, poi sospese, poi riattivate, quindi nuovamente sospese, esenzioni, eccezioni, nuovi obblighi: insomma un inferno normativo durato otto anni» ha aggiunto il ministro Costa assicurando che il nuovo sistema di tracciamento costerà alle imprese non più di 3 milioni di euro l'anno.