Carabinieri sigillano il giardino "discarica" di via Aldo Moro

C'era una volta il giardino di via Aldo Moro. Belle piante, panchine e tavoli in legno: ideale per una sosta. Poi esigenze logistiche per i lavori del teleriscaldamento lo trasformarono in un deposito di materiali, attrezzature e parcheggio di macchine operatrici. Che ne hanno stravolto la natura: panchine e tavoli sono distrutti, sotto le piante danneggiamenti ed abbandono. Ma oggi che i lavori del teleriscaldamento sono finiti da alcuni anni, i cittadini si aspettano un intervento di ripristino. E invero il comune l'intenzione l'aveva manifestata, inserendo il ritorno all'antico in un progetto ambizioso: la creazione di un percorso di attività aerobica, con varie piazzole attrezzate per gli esercizi di ginnastica, fino a Canneto, passando per la vecchia strada del poggio, con partenza proprio dal ripristinato giardino di via Aldo Moro.Solo che l'impresa che realizzò il teleriscaldamento nel frattempo si è dimenticata, diciamo così, di portare via tubi e materiali vari avanzati. Solleciti a vuoto e proteste a nulla sono serviti, mentre il degrado all'evidenza suona come una nota stonata nel concerto di iniziative per il miglioramento dell'immagine del paese. Così, ad un certo punto sono dovuti intervenuti i carabinieri, un'azione inevitabile di sequestro di tutto quello che doveva essere portato via da tempo.E in effetti quelle "testimonianze" sono rifiuti speciali, non possono essere abbandonati senza particolari protezioni e tanto meno in un luogo pubblico, e in ogni caso vanno smaltite secondo procedure ben precise, stabilite per legge. Ecco il rilievo dell'Arma: la violazione della legge, un reato all'evidenza. E dunque il sequestro e la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Livorno, l'avvio di un percorso penale con sanzioni anche amministrative. Passerà altro tempo, perciò, prima di vedere riportato a nuova vita il giardino di via Alto Moro. Il Comune sta valutando quale azione intraprendere, ma le soluzioni non sono molte. La più sbrigativa è anche la meno probabile: un intervento diretto, ottenere cioè il dissequestro dei materiali, smaltirli a norma addossandosene i costi e rivalersi poi sull'impresa. Questa amministrazione sta per concludere il suo quinquennio, ben altri e impegnativi progetti sono però nella sua agenda di fine mandato.

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