Il Piano rifiuti spiazza partiti e imprenditori "Scelte sui luoghi degli impianti"

Piano rifiuti, battaglia sulle localizzazioni. Le anticipazioni di Repubblica sul documento della Regione per la gestione dei rifiuti scuotono la politica e agitano il mondo economico. Le categorie, da Confindustria a Confartigianato a Cna, si rivoltano. Chiedono supporto per la realizzazione degli impianti di smaltimento industriale e si oppongono all'idea della giunta Giani che non sia la Regione a individuare dove fare gli impianti per i rifiuti urbani ma che debbano essere prima gestori pubblici e privati tramite un bando ad avanzare proposte d'intesa coi sindaci. I Comuni, col presidente toscano dell'Anci Matteo Buffoni, sindaco di Prato, aprono al modello svelato dall'assessora regionale all'ambiente Monia Monni, ma avvertono: «Molto interessante e giusto sondare il mercato ma il piano dovrà avere strumenti perché possa essere la Regione a intervenire direttamente se le proposte non fossero convincenti». Stessa tesi del Pd che, pur intrigato dalla possibile accelerazione offerta dalla chance di avere avances private, avanza dei dubbi: «Se non avremo proposte percorribili dovremo assumerci noi la responsabilità di localizzare. Anche perché non ci può essere una parte di Toscana che produce e una che smaltisce, questo tema spetta alla politica», manda a dire il capogruppo toscano del Pd Vincenzo Ceccarelli. L'Ato Centro, la mega autorithy dei rifiuti dell'area fiorentina, interviene a favore: «Reputo positiva l'apertura al mercato perché aiuta a ridurre i tempi e a puntare sul revamping di impianti esistenti. Questo permetterà ai gestori di mettere in atto piani industriali, ma non potranno essere lasciati soli dalla Regione e dai Comuni perché si ricada ancora in ciò che ha fatto tramontare l'ipotesi di un nuovo impianto a Livorno» sostiene Cecilia Del Re, presidente Ato e assessora all'ambiente a Firenze. Pulsioni contrastanti animano il Pd, dove tuttavia non si alzano muri per ora. Ci sono pezzi dialoganti e altri infervorati, che avrebbero voluto non solo localizzazioni ma anche la riproposizione dei termovalorizzatori e non l'uso di nuove tecnologie come il Css. La segretaria toscana dem Simona Bonafè per ora tace. Ma è già chiaro che i prossimi non saranno mesi facili: «La gestione dei rifiuti deve fare un salto di qualità. Sui progetti stile Giappone non si capisce come funzionino, io dico solo che questo territorio ha già dato» taglia corto il sindaco Pd di Livorno Luca Salvetti. La destra si ribella: «Assurdo che Monni parli di approvare il piano nel 2023, tra altri due anni. Che fine hanno fatto i carri armati di Giani?» si inalberano Francesco Torselli, Alessandro Draghi e Jacopo Cellai di Fdi. La Lega in Consiglio regionale tace, sui territori dissente: «La scelta di non prevedere localizzazioni per i nuovi impianti è un vero e proprio scaricabarile della Regione, che da un lato accentra tutto sugli Ato, dall'altro passa ai Comuni la patata bollente» lamenta il sindaco di Pisa Michele Conti. Nel frattempo però le più grosse società dei rifiuti a sorpresa rompono gli indugi e si fanno avanti per proporre impianti: «Appena la Regione avrà individuato obiettivi e procedure per candidarsi, noi saremo pronti a fare la propria parte» annuncia Nicola Ciolini, presidente della spa dei rifiuti dell'area Firenze-Prato-Pistoia Alia, che lavora a uno stabilimento per il Css a Montale. Sei Toscana si dice pronta a partecipare alla discussione ma prende tempo ricordando che il sud della regione ha sostanziale autosufficienza nello smaltimento. Mentre Reti Ambiente, la società della costa, rilancia: «Questo approccio alla pianificazione è condivisibile e sfidante perchè non si parte dal dove scaricare un impianto ma dal cosa fare e come. Come Reti Ambiente, in partnership con soggetti tecnologici, potremmo partecipare», rivela il presidente Daniele Fortini. E il guanto della sfida regionale è almeno già accolto, Il problema è che le categorie economiche non sono affatto convinte: «Ci lascia perplessi Monni con l'intenzione di costruire un piano privo sia di localizzazione degli impianti per i rifiuti urbani, sia di indirizzi per gli speciali. Si avvii rapidamente la concertazione, è un tema centrale», attacca Confindustria col presidente toscano Maurizio Bigazzi. «La Regione localizzi gli impianti e semplifichi le procedure autorizzative» tuona da Cna Giacomo Cioni. «Basta con l'equilibrismo politico. La Regione almeno indichi le zone» sbotta Alessandro Sorani a nome di Confartigianato. 

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