Alessandro Fabbrini, presidente di Sei Toscana, spegne la prima candelina dall’ingresso di Iren Ambiente nel capitale della società per la gestione dei rifiuti nei 104 Comuni della Toscana sud. «Ci siamo insediati il 15 dicembre del 2020, siamo alla fine di un anno complesso e complicato. La partenza non è stata semplice, la situazione di Sei Toscana era molto deteriorata, abbiamo dovuto approvare un bilancio, ereditato dalla precendente gestione, in forte perdita. Dal primo momento abbiamo lavorato duro per riportare la società sui livelli che le competono e per dare discontinuità».E’ il ritornello di chiunque subentri in una società. Come si chiuderà il bilancio 2021?«Iren ha immesso competenze manageriali in Sei Toscana, ha dato un’impronta industriale a una società che ha più di mille dipendenti. Il 2021 non è stato l’anno zero, è servito per mettere le basi per cominciare a lavorare al meglio nel 2022. Sarà ancora un anno non positivo, chiuderemo in perdita per puntare al pareggio l’anno prossimo». Può anticipare la cifra? Nel 2020 la perdita fu di quasi 8 milioni di euro...«Saranno perdite più contenute, ma pur sempre perdite. Sei Toscana raggiungerà l’equilibrio economico dal 2023. Abbiamo lavorato per approntare il piano industriale fino al 2026, le strategie per cinque anni che dovranno essere approvate dall’Ato e dai 104 Comuni». Qual è il punto forte del piano industriale?«La partenza è portare nella Toscana sud tutte le buone pratiche del gruppo Iren. Poi ci sono investimenti per 150 milioni di euro, in parte finanziati dai soci, il resto dal sistema bancario. Soldi che serviranno per rinnovare tutto il parco macchine, con 800 mezzi che hanno un’età media di 8-9 anni. Dovremo arrivare a un’efficienza maggiore, con poco più di 500 mezzi più performanti, grazie a 40 milioni di euro di investimenti. Circa 85 milioni serviranno per rinnovare tutte le attrezzature, a cominciare dai cassonetti. Altri 11 milioni saranno utilizzati per i centri di raccolta e i cantieri».C’è un’idea dietro i numeri?«La filosofia del piano è l’efficientamento. Sei Toscana gestisce un servizio in un territorio vastissimo, con troppe tipologie diverse di raccolta, anche tra Comuni vicini. La Toscana sud è divisa in 17 ambiti ottimali di raccolta, Comuni raggruppati per zone, con i tre capoluoghi, Siena, Arezzo e Grosseto che sono a parte. Ci sono 8 tipologie diverse di servizio, spesso nello stesso ambito. La priorità sarà ridurre questa frammentazione e uniformare la raccolta, almeno a livelli di ambiti». ll servizio di raccolta a Siena è il problema più spinoso?«Aldilà delle polemiche sui giornali e del dibattito politico, stiamo lavorando costantemente con l’amministrazione comunale per rispondere alle esigenze della città. Stiamo gestendo un servizio che è stato deciso prima di noi, e stiamo approntando quel piano industriale che avrà i suoi effetti dalla seconda metà del 2022. Fuori dalle mura di Siena abbiamo 480 postazioni, 340 cassonetti e 140 bidoni. Presto ce ne saranno altre 30. La fase di passaggio è quella peggiore, è più difficile far capire al cittadino il cambiamento».Con Arezzo e Grosseto ci sono meno problemi?«Il servizio è più facile. Siena ha impiegato troppo tempo per cambiare sistema. La parte più complicata resta la raccolta domiciliare nel centro storico. Stiamo studiando le modalità».Qual è l’obiettivo del piano?«Arrivare al 72% della raccolta differenziata nel 2026 e al 63% del materiale da avviare al riciclo, la parte più importante».Con la Tari così alta siete avvantaggiati...«La tariffa sui rifiuti è decisa dall’Arera, è composta per il 70% dalla raccolta e per il 30% dallo smaltimento. Qui mancano alcuni tipi di impianto, non siamo riusciti a chiudere il ciclo.Il nostro compito è dare il miglior servizio possibile per la tariffa pagata. E arrivare a gestire il più alto numero di Comuni con la tariffa puntuale. Con le famiglie che pagano per quanti rifiuti indifferenziati buttano nei cassonetti».