Dal mare alla cucina. La plastica si ferma a pochi centimetri dal piatto. Ma c'è arrivata vicino. Nascosta nella pancia di una spigola pescata nelle acque del golfo di Baratti. Sei frammenti, grandi come una moneta da un euro. Sei evidenze di come stia inquinando i nostri mari e con loro anche le nostre tavole, ma soprattutto sta segnando in modo drammatico la fauna marina a causa di comportamenti irresponsabili. A segnalare l'accaduto è un esperto pescatore, Lorenzo Moscardini che della sua passione ha fatto una professione. È titolare di un negozio di articoli da pesca a Marina di Castagneto. «Ciò che si vede nella fotografia è tutta plastica trovata dentro una spigola di sette etti presa nel golfo di Baratti il 3 febbraio - dice Moscardini -. Ho deciso di condividerla per rinnovare l'appello a prendersi cura del nostro mare perché se continuiamo così anche la pesca presto finirà». È forte l'impatto di quei sei frammenti di plastica grandi come una moneta. L'episodio amplifica il pericolo. Lo si deve soprattutto al fascino del golfo di Baratti. Anche questo ormai è un gioiello violato. Una bella cornice per un problema che non conosce confini. E rimbalza sotto casa nostra storie che pensavamo accadessero altrove, come quella della balena trovata morta lo scorso novembre in Indonesia con 6 chili di plastica nello stomaco. «Quando ci imbattiamo in un pezzo di plastica sulla spiaggia non dobbiamo far finta di niente, ma raccoglierlo per gettarlo nel secchio dell'immondizia», afferma Moscardini. E il suo è un appello al senso di responsabilità, sapendo che non è un singolo gesto a poter arginare il problema. «Non sarà determinante - sottolinea -, ma è importante quanto una volta finito di pescare raccogliere tutti i rifiuti, dalle scatole delle esche ai fili e gli ami». Occuparsene oltre che un gesto di civiltà è anche un investimento per il futuro. Una bottiglia di plastica abbandonata in mare impiega 450 anni per degradarsi, un bicchiere ne richiede cinquanta e una busta tra i dieci e i venti. «I pesci come nel caso della spigola possono finire per ingerire la plastica direttamente, scambiandola per una preda - spiega Lorenzo Moscardini -. Altrimenti attraverso il consumo di prede contaminate. E in entrambi i casi le conseguenze sono gravi». I primi a patirle sono i pesci: si va dalla malnutrizione alla morte per soffocamento. C'è poi l'esposizione alle sostanze tossiche contenute o adsorbite dalla plastica. È così che le particelle più piccole entrano nella catena alimentare. E finiscono anche nel cibo che mangiamo.