La differenziata frutta 700mila euro l'anno «Anche così si riesce ad abbassare la Tari»

Oltre 700mila euro. Tanto ha fruttato ai cittadini di Grosseto e frazioni nel 2018 rivendere batterie, carta e cartone, vetro, plastica, lattine e vecchi elettrodomestici conferite attraverso la raccolta differenziata. I dati li fornisce al Tirreno l'assessora all'Ambiente Simona Petrucci e sono proprio quei dati "famigerati" che per anni il Forum Ambientalista ha chiesto alla passata amministrazione e al precedente assessore all'Ambiente senza ottenerli. Le aziende che, per conto dell'Ato rifiuti si occupavano di rivendere le materie prime seconde, ricavate cioè dai rifiuti conferiti con il metodo della differenziata - era il 2015 - si trincerarono dietro il segreto industriale, fornendo solo dati parziali. Nei giorni scorsi Roberto Barocci, del Forum, è tornato a chiedere all'amministrazione che siano resi noti questi dati che, in un certo senso, misurano anche gli sforzi dei grossetani. Ogni volta che si dividono i rifiuti e si fa la differenziata, infatti, è proprio per poter rivendere quel materiale e averne un ricavo. «Effettivamente in passato c'era l'atteggiamento di non dover dare, di tacere certe informazioni. C'era una risposta diversa da parte dell'Ato - dice oggi Petrucci -. Io devo essere sincera: quando ho chiesto dati me li hanno sempre forniti. Magari con tempi più lunghi, sì, ma del resto sono 10 persone per 104 comuni». I dati sono quelli pubblicati qui sopra e si riferiscono al 2017, 2018 e ai primi dieci mesi del 2019 (per ottobre 2019 non è ancora disponibile il conguaglio). Se ne ricava che nel 2017 nel comune di Grosseto si sono raccolte 9.032 tonnellate di rifiuti differenziati che, dopo i necessari trattamenti, sono stati rivenduti come materie prime seconde e hanno fruttato 667.792 euro. L'anno dopo la differenziata ha prodotto 9.071 tonnellate che hanno fatto incassare 701.369 euro. Nei primi dieci mesi del 2019 si sono raccolte 9.992 tonnellate per 713.290 euro. Le materie che fruttano di più sono carta e cartone, da cui si ricavano circa 250mila euro all'anno; da vetro, plastica e lattine si ricavano circa 200mila euro (dal 2019 vetro e plastica sono conteggiati in modo separato); da imballaggi di plastica e lattine 120-190mila euro. «Il trend sta aumentando - spiega Petrucci - ed è anche grazie a questi ricavi se siamo riusciti ad abbassare la Tari». Purtroppo c'è da registrare anche alcuni aspetti negativi. «La crisi dei dazi - spiega Petrucci - ha fatto sì che la Cina dall'anno scorso non chieda più il vetro e questo ha abbassato il costo». Ma bisogna davvero andare così lontano a vendere il vetro recuperato? «Purtroppo in Italia si parla tanto di ambiente, ma non si investe ancora nel riutilizzo di queste materie», dice Petrucci. C'è un altro aspetto su cui il Forum Ambientalista da tempo sollecita la Provincia e i sindaci: la revisione della convenzione capestro che fino al 2040 obbliga i Comuni a conferire all'impianto delle Strillaie (che tratta indifferenziato e organico) rifiuti indifferenziati, per fare cdr da destinare all'inceneritore, in quantità costanti, cosa che contrasta con le politiche per la differenziata. Lo stesso Forum ritiene l'impianto sovradimensionato. «L'impianto non è sovradimensionato, anzi: è saturo, perché vi conferisce tutto l'Ato rifiuti, cioè Grosseto, Siena e Arezzo, più i comuni della Val di Cornia - dice Petrucci -. In più la produzione di rifiuti è purtroppo in aumento. Semmai, essendo un impianto concepito nel 2004-2005, va rivisto in un'ottica più moderna, potenziandolo nella parte organica, perché in futuro calerà l'indifferenziato». Quanto alla convenzione «una rimodulazione si può fare se cambia qualche condizione: ad esempio se c'è un aumento forte della differenziata. Secondo me va rivisto, sì, ma prevedendo di potenziare la parte dell'organico».

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