È ormai assodato che il sistema porta a porta nel Comune di Grosseto si è rivelato fallimentare: lo testimoniano i dati sulla raccolta differenziata che al 2016 sfiorava appena il 35%. Questo sistema ha un costo per i cittadini grossetani pari a 1 milione e 800mila euro per i 24mila residenti interessati dal porta a porta a fronte dei 2 milioni e 800mila per gli altri 60mila residenti. Esclusi i costi di trattamento smaltimento dei rifiuti prodotti. Dei 24mila residenti solo il 30% smaltisce secondo il sistema porta a porta, lo abbiamo potuto verificare attraverso numerosi sopralluoghi compiuti sul territorio - dove sovente sono presenti postazioni di raccolta stradale stracolme, messe in crisi da ulteriori conferimenti che "arrivano" dalla zona con sistema di raccolta porta a porta alla zona con raccolta stradale (la prima postazione su via Brigate partigiane ne è esempio eclatante) - oltreché da una verifica sui quantitativi dei sacchi ordinati, dei quali solo il 30% vengono ritirati dai cittadini interessati; questo significa che il rimanente 70% preferisce gettare i rifiuti al primo cassonetto disponibile con la diretta conseguenza di mettere in crisi postazioni di raccolta ovviamente dimensionate per un numero inferiore di conferitori. Rispetto poi al costo dei sacchetti per il porta a porta, questo oscilla tra i 150mila e i 200mila euro all'anno, ripartito su tutti gli 84mila residenti del Comune e, quindi, anche sui 60mila cittadini interessati da raccolta stradale, ai quali i sacchi non vengono forniti. Ciò premesso, avere una postazione di raccolta a 30-40 metri dalla propria abitazione non mi sembra una distanza inaccettabile, visto che in altre realtà le distanze si aggirano in media tra i 50 e gli 80 metri; il sacchetto biodegradibile per l'organico è prescritto per legge e anche quelli usati nel porta a porta ovviamente lo sono. I codici a barre da applicare al sacchetto contenente il rifiuto (ne sono stati consegnati 120 a utenza, quantitativo questo ritenuto sufficiente per circa sei mesi) servono per ricavare informazioni utili sulla merceologica dei rifiuti conferiti e sono un utile strumento per fornire indicazioni progettuali sulle abitudini degli utenti. La scelta di un accesso controllato sui cassonetti è un incentivo alla responsabilizzazione dell'utente, che dotato di tessera potrà conferire nelle tre postazioni di raccolta più vicine alla propria residenza. Quello che chiediamo ai cittadini è un piccolo sforzo in più, rispetto al quale offriamo una ulteriore diminuzione della Tari andando nella direzione di una tariffa puntuale richiesta peraltro dalle norme europee, essendo i costi di raccolta di molto inferiori a quelli del porta a porta, e nella direzione di un incremento della differenziata grazie alla responsabilizzazione e alla collaborazione del cittadino utente. Mi lascia perplessa l'intervento dell'ex assessore Luca Ceccarelli, componente della giunta promotrice e sostenitrice del porta a porta. Ricordo che nel 2015 e nel 2016 il Piano economico e finanziario del servizio Rifiuti ammontava a 21 milioni e 721mila euro e che grazie a una capillare rivisitazione del servizio e allo sfrondamento dei costi in eccesso è sceso negli ultimi 18 mesi a 17 milioni e 995mila euro. Non solo. Come in tutte le situazioni di cambiamento è normale che si creino dei disagi o dettagli da sistemare rispetto a precedenti abitudini. Serve del tempo per fare in modo che i cittadini possano assimilare nuovi usi e soprattutto serve ancora più tempo per capire la bontà o meno di una scelta. Il servizio è stato attivato nella zona di via Sauro dal 2 aprile; darne un giudizio così perentorio dopo un solo giorno mi sembra una pratica poco sana. Direi un vero schiaffo alla statistica.