Fondi pensione Ecco i lavoratori che investono bene

l fondo complementare più performante nel lungo periodo? È il FondoSanità, con un rendimento negli ultimi dieci anni (2011-2021) che ha fatto segnare un 8,31% di rendimento. Seguito a ruota dal fondo per l'industria alimentare (Alifond) con un rendimento decennale del 7,51% e, con uno scarto di un decimale (7,41%), da Previmoda, il fondo per i lavoratori dell'industria legata alla moda. È il dato che emerge dalla classifica dei fondi pensione negoziali riferito agli ultimi dieci anni. E che vede nettamente ai primi posti i prodotti legati al mercato azionario (che, va detto, sono quelli che comportano anche il rischio maggiore). Più diminuisce il rischio e minori sono invece i rendimenti maturati nel periodo 2011-2021. Quelli obbligazionari (i più "sicuri") si attestano intorno all'1% (il migliore è il Byblos per i dipendenti delle aziende grafiche e cartotecniche con il 3,44%, ma è una fortunata eccezione), mentre quelli bilanciati - un mix obbligazionario-azionario - hanno rendimenti intorno al 5 per cento (per un'analisi dettagliata dei principali fondi vi rimandiamo alla tabella pubbblicata a fianco).Ma cosa sono i fondi pensionistici complementari? Sono quei fondi che permettono al lavoratore di accantonare una parte del proprio stipendio lordo annuo, a cui si aggiungono gli eventuali contributi versati dal datore di lavoro, per ottenere, al momento del pensionamento, una rendita che si somma a quella della pensione ordinaria. Fino a quel momento la posizione individuale del lavoratore, ovvero il suo accumulo di capitale, viene investita (seguendo regole di prudenza) in diversi strumenti finanziari, generando così rendimenti che vanno ad incrementarla. Questi rendimenti sono sottoposti ad una tassazione agevolata, pari al 12,5% sui titoli di Stato e al 20% sugli altri tipi di investimento. Al computo vanno infine sottratti i costi di partecipazione al fondo, espressi con l'indice sintetico dei costi (Isc), una percentuale che indica quanto viene sottratto annualmente dalla propria posizione individuale, destinata a diminuire nel corso degli anni. Per i dipendenti, il contratto collettivo di lavoro solitamente individua un fondo negoziale aperto o preesistente di riferimento. In alcuni casi è prevista l'adesione contrattuale (automatica), mentre in altri per aderire è necessario recarsi nella sede di lavoro, del fondo pensione, dei sindacati che hanno sottoscritto l'accordo o dei patronati e Caf incaricati dal fondo. Se il fondo in questione è aperto, è possibile iscriversi anche recandosi nella sede della società che lo ha istituito o presso soggetti incaricati da essa. Queste ultime sono anche le uniche modalità di adesione ai Piani individuali pensionistici (Pip). Chi non ha una forma pensionistica complementare di riferimento, o chi vuole aderire a una diversa da quella indicata, può iscriversi a un fondo aperto o a un Pip. Queste due tipologie rappresentano l'unica opzione per lavoratori autonomi e liberi professionisti, che possono stabilire autonomamente l'importo del contributo e la periodicità del versamento. Per i dipendenti però, l'adesione individuale a questo tipo di fondi comporta la perdita dei contributi del datore di lavoro.Se si aderisce a un fondo pensionistico di riferimento, per i contributi del lavoratore è stabilito a livello collettivo un importo minimo, che può essere aumentato su base volontaria. Non è però obbligatorio versarlo, e ci si può limitare a corrispondere il Tfr, ma in questo caso non si ricevono i contributi del datore di lavoro, che sono stabiliti dagli accordi collettivi o dal regolamento aziendale.È possibile iscrivere anche i familiari a carico alla propria gestione complementare effettuando un ulteriore versamento. I contributi (di lavoratore, familiari a carico e datore di lavoro) possono poi essere dedotti a fini fiscali dal reddito annuo del lavoratore, fino ad un massimo di 5.164,57 euro. Tutti i contributi che eccedono questo limite, o che non vengono utilizzati per la deduzione dal reddito, vanno dichiarati al proprio fondo pensionistico per non farli sottoporre a tassazione al momento dell'erogazione.Quanto al Tfr, è il lavoratore a scegliere se lasciarlo all'azienda o versarlo nella gestione complementare. Conferendo il proprio Tfr al fondo pensionistico si "scambia" la rivalutazione annua che subirebbe lasciandolo in azienda con i rendimenti portati dagli investimenti.Al raggiungimento dei requisiti per la pensione obbligatoria, e con almeno 5 anni di partecipazione alla forma pensionistica complementare, è possibile scegliere che tipo di prestazione ottenere. Si può scegliere tra il versamento di una rendita vitalizia, il pagamento immediato del 50% del capitale e in forma di rendita del restante 50% o, nel caso di capitali esigui o di iscrizione ad un fondo pensionistico antecedente al 15 novembre 1992, il versamento immediato dell'intera somma. Per tutelarsi in caso di decesso, il lavoratore può assicurare la propria rendita, in modo che questa venga passata ad un soggetto designato. Se invece la morte avvenisse prima del pensionamento, la posizione individuale verrebbe riscattata dagli eredi. Grazie al regime fiscale agevolato, l'erogazione del capitale accumulato e già detratto dal proprio reddito è sottoposta a una tassazione massima del 15%, che si riduce ulteriormente dello 0,3% per ogni anno di contributi versati nella gestione complementare dopo il 15° fino ad un minimo del 9%. Non sono invece sottoposti a tassazione la parte non detratta, e dichiarata al fondo, dei contributi e i rendimenti accumulati.È inoltre possibile attingere dalla propria posizione individuale prima del pensionamento in alcune circostanze. In caso del sopraggiungere di gravi condizioni di salute per se stessi o per familiari stretti, è possibile chiedere in qualsiasi momento un'anticipazione fino ad un massimo del 75% della propria posizione individuale per far fronte alle spese mediche. Invece, se si è iscritti al fondo pensionistico da almeno 8 anni, è possibile richiedere un'anticipazione fino ad un massimo del 75% del capitale accumulato per l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa per sé o per i propri figli, o fino al 30% per altre ragioni. Al sopraggiungere di invalidità permanente o inoccupazione superiore ai 48 mesi, è possibile chiedere un riscatto del totale della propria posizione individuale, mentre se l'inoccupazione dura da almeno 12 mesi è possibile riscattarne il 50%.Infine, in prossimità dell'età per la pensione di vecchiaia e al sopraggiungere di determinate condizioni, è possibile richiedere la rendita integrativa temporanea anticipata (Rita), che consiste in un'erogazione frazionata di parte o di tutta la propria posizione individuale, fino al pensionamento ordinario.

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