Lasciate la bottiglia al supermercato, bevete l'acqua del rubinetto. E questo il senso della nuova iniziativa della Commissione europea, che ha deciso di rimettere mano alla direttiva sulle acque potabili: nuovi standard qualitativi, maggiore trasparenza sulle informazioni ai cittadini, armonizzazione nei metodi di valutazione e migliori infrastrutture per garantire l'accesso a una più vasta platea. Con un obiettivo dichiarato: ridurre drasticamente il consumo di acqua in bottiglia. Che vede l'Italia svettare diverse spanne sopra tutti gli altri.Ognuno di noi, in media, ogni anno si beve 208 litri di acqua in bottiglia. Siamo i primi in Europa (dove la media è di 106 litri a testa) e i secondi al mondo, dietro ai messicani (244 litri). «Da bambino ho vissuto in Italia spiega il vicepresidente della Commissione, l'olandese Frans Timmermans - e ricordo che a volte si rischiava la salute bevendo acqua del rubinetto. Oggi non è più così, ma nel Paese si ècreata una cultura che resiste». Difficile cambiarla in poco tempo, ma l'Europa ci vuole provare. Non c'è l'intenzione di imporre a bar e ristoranti di servire anche acqua del rubinetto (molti si rifiutano), si preferisce agire su altri fronti: «Niente obblighi - aggiunge Timmermans - ma bisogna dare ai cittadini gli strumenti per scegliere». Una valutazione d'impatto fatta dai tecnici della Commissione stima una possibile riduzione del 17 per cento del consumo di acqua in bottiglia con le nuove norme, che potrebbe portare a un risparmio di 600 milioni di euro l'anno per le famiglie europee e a una riduzione dell'inquinamento da plastica.L'Italia è anche il primo Paese in Europa per consumo procapite di acqua (non solo per uso alimentare): 243 litri al giorno, quando la media Ue è di 120 litri. Eppure resta la diffidenza e per bere si continua a preferire la bottiglia. «Per cambiare, i consumatori devono avere fiducia. E per aumentarela fiducia serve più trasparenza», dice Karmenu Vella, commissario Ue all'Ambiente. Per questo, la nuova direttiva imporrà ai distributori di mettere a disposizione degli utenti maggiori informazioni, anche online, su consumo, struttura dei costi e prezzo al litro (che in media è di due millesimi di euro). Maggiore visibilità anche sul livello qualitativo dell'acqua, con un'evidenza particolare «per le sostanze nutritive come calcio e magnesio».Nella direttiva ci sono poi 18 parametri che sono stati inseriti o rivisti per garantire e migliorare gli standard qualitativi delle acque europee. La Commissione ha seguito le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità e i nuovi criteri puntano a ridurre «batteri e virus patogeni, le sostanze nocive presenti naturalmente come uranio e le microcistine, la contaminazione da attività industriali che rilascia sostanze chimiche perfluorate e i sottoprodotti da disinfestazione come clorato o il biosfenolo A». Anche su questo fronte Bruxelles fa una stima: con i nuovi parametri qualitativi, i rischi potenziali legati al consumo di acqua potabile si ridurrebbero dal 4 all'1 per cento. Un altro pilastro dellanuova normativa - che ora dovrà essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo punta a migliorare l'accessibilità all'acqua potabile. È un problema che - stando alle cifre non riguarda l'Italia, dove la rete riesce a raggiungere il 99 per cento della popolazione. Ma in Europa resta un ostacolo, se è vero che l'11 per cento dei cittadini deve ancora far fronte a problemi di scarsità di acqua potabile. La situazione che tocca in modo particolare la Romania, ultima in classifica, dove soltanto il 57 per cento dei cittadini ha accesso all'acqua potabile.