Saliranno abordo di piccole barche e, armati di retino, raccoglieranno le plastiche e le microplastiche presenti in mare per studiarle, mapparle e misurarne l'impatto inquinante. Dall'Isola d'Elba a Capraia, dal Giglio a Giannutri, l'arcipelago toscano sarà battuto in lungo e in largo dai "plastic busters" (gli acchiappa plastica) dell'Università di Siena. La squadra di ricercatori di ecologia marina ed ecotossicologia ambientale coordinata dalla professoressa Maria Cristina Fossi, che insegna nel dipartimento di scienze fisiche, della terra e dell'ambiente, non sarà però la sola a partire alla volta delle aree protette del mar Mediterraneo. Altri ricercatori provenienti da diversi Paesi europei faranno lo stesso nelle acque del Santuario Pelagos, in quelle delle isole Baleari in Spagna, di Zante in Grecia e di Lussino in Croazia.Il progetto, che per la prima volta affronta il problema della presenza dei rifiuti nel Mediterraneo coinvolgendo, in un approccio coordinato, 15 diversi partner tra Italia, Spagna, Francia,Grecia, Albania, Croazia e Slovenia, è sotto la responsabilità scientifica dell'Università di Siena ed è coordinato da Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Si chiama "Plastic Busters Mpas", è finanziato con 5 milioni di curo dalla Commissione europea attraverso il programma "Interreg Europe" e avrà durata quadriennale: «Sono anni che ci occupiamo di monitorare la presenza della plastica nel Mediterraneo, tanto che siamo stati i primi, insieme alla Francia, ad avviare delle ricerche nel Santuario Pelagos e i primi almondo a studiare l'impatto delle microplastiche sulla salute delle balene - spiega la professoressa Fossi - quello che ci mancava, però, erano i fondi per un progetto più esteso, che ci permettesse di unire le forze con gli altri Paesi del Mediterraneo. Così, abbiamo partecipato a un bando europeo e l'abbiamo vinto. Intanto partiamo dalla sponda nord ma l'obiettivo è coinvolgere anche la sponda sud ed esportare le buone pratiche che metteremo a punto».Ma in che cosa consiste il progetto? «Il primo incontro, che vedrà la partecipazione di tutti i partner coinvolti, si terrà il 17 aprile alle 14 nell'aula magna del rettorato dell'Università di Siena rivela Fossi - da qui inizieremo a pianificare i diversi passaggi. Per prima cosa procederemo con il campionamento dei frammenti presenti in mare che provengono da sacchetti, bicchieri, cannucce o posate di plastica, poi misureremo gli effetti che questi hanno sui diversi organismi, dalle cozze alle balene. Studieremo anche il possibile impatto sull'uomo, considerando che molte specie animali che hanno ingerito questi frammenti sono commestibili».