Senza nuovi impianti di trattamento dei rifiuti urbani, o almeno interventi di revamping degli impianti esistenti, dal 2029 comincerà una progressiva riduzione di capacità di trattamento dei rifiuti che fra quindici anni arriverà a un dimezzamento delle attuali capacità e nel 2040 a una riduzione di due terzi. È questo l'allarme che lancerà oggi a Roma il Rapporto annuale Althesys sull'industria del waste management in Italia. Seppure si raggiungessero buoni risultati sul fronte del riciclo e della raccolta differenziata, gli obiettivi lle al 2035 (65% di recupero materia e limite del 10% di smaltimento in discarica) sarebbero sostanzialmente compromessi senza una adeguata capacità di trattamento. È la vera novità nel quadro di luci e ombre che traccia, come ogni anno, sul mondo dei rifiuti urbani la società indipendente di consulenza e ricerca nel settore ambientale guidata da Alessandro Marangoni. Il Rapporto non solo denuncia «un deficit di capacità, attuale e in vista dei target europei al 2035, ma mostra anche che il basso tasso di natalità dei nuovi termovalorizzatori non è sufficiente a compensare quello di mortalità». «Il patrimonio impiantistico rimane afferma il Rapporto uno dei nodi centrali delle strategie aziendali e, più in generale, di una politica digestione dei rifiuti nel nostro Paese. Il gap infrastrutturale di cui tuttora soffrono alcune regioni e la mancanza di un'opportuna pianificazione di medio-lungo termine ha generato negli anni ingenti costi economici e ambientali, sia per le imprese che per il sistema nel suo complesso. È pertanto necessario sviluppare un'analisi di adeguatezza che consenta di pianificare e realizzare per tempo gli investimenti necessari per superare situazioni di "emergenza permanente"» Un elemento destinato a innovare il quadro è la transizione verso l'economia circolare che presenta due facce diverse. «Da un lato, si assiste a un'accelerazione nell'evoluzione dell'industria del riciclo storica, che sta diventando sempre più dinamica e globalizzata. Cambiano anche l'assetto e il ruolo dei sistemi collettivi in diverse nazioni europee. Dall'altro, nuove tecnologie e player provenienti da altri settori sviluppano attività innovative, partnership nel settore, nuovi prodotti e mercati». Il Rapporto fa anche la fotografia della competizione fra aziende, con i dati sui 124 top player. Il valore della produzione ha raggiunto i 9,18 miliardi, la popolazione servita è il 70%, i comuni poco più della metà (4.143), con 22,3 milioni di tonnellate di rifiuti gestiti. Ai piani alti si conferma il rafforzamento delle tre major (Iren, A2a, Hera) «le grandi multiutility quotate che puntano a crescere per aggregazioni e integrarsi lungo la value chain: fanno il 22% dei rifiuti raccolti, servono i121% della popolazione». Non si risolvono invece le criticità che affliggono gli operatori metropolitani, «ancora concentrati in prevalenza sulla raccolta e carenti di impanti». Mentre le piccole e medie utility «continuano a presidiare con buoni risultati i rispettivi ambiti locali, gli operatori privati soffrono ancora un mercato incentrato sulla price competition». Gli investimenti dei top 124 player hanno raggiunto i 477,5 milioni (+17,4%). Il Nord Est continua ad attirare la maggior parte degli investimenti (44,7%), pur in calo. Diminuisce il peso del Nord Ovest, che passa dal 40% nel 2017a137,4% nel 2018. Gli investimenti nelle aree del Centro e quelli nel Sud e Isole, sebbene più contenuti, vedono entrambi un aumento. I primi salgono da 24,3 milioni nel 2017 a 47 milioni di euro nel 2018, i secondi da 6 milioni a 6,8 milioni. «Gli impianti dice il Rapporto rimangono la destinazione principale, salita dal 63,6% nel 2017 al 68,1% nel 2018. Grandi multiutility e Piccole e medie monoutility restano i maggiori investitori, con un dato aggregato sceso però dal 92,6% all'84,8%. Calano, invece, sia le quote di attrezzature (dai 16,7% nel 2017 al 15,1% nel 2018) che quelle di automezzi (dal 19,6% al 16,9%). In media, le aziende hanno investito i14,6% del valore della produzione, con 14,2 euro per abitante. In entrambi i parametri, le Grandi multiutility hanno i valori più alti (7,6% del valore della produzione e 23,5 euro per abitante». Emergenza. A Roma è ancora scontro tra Regione e Comune sulla gestione dei rifiuti Lo scenario Evoluzione delle capacità WtE, aggiunta/dismessa e cumulata, 1999-2040 Italia.