Il socio di maggioranza Iren aveva già ’chiamato’ l’aumento di capitale, quando aveva presentato il suo piano industriale pluriennale per la gestione dei rifiuti nella Toscana sud. Ieri l’assemblea dei soci di Sei Toscana ha deliberato all’unanimità un aumento di capitale da 31 milioni di euro. Con evidente soddisfazione del management e dei consiglieri di amministrazione della società. «Ringrazio tutti i Soci che hanno confermato la volontà di investire nella crescita della società – ha commentato il presidente di Sei Toscana, Alessandro Fabbrini –. Dopo le unanimi approvazioni del nuovo piano industriale e dell’aumento di capitale, possiamo guardare al futuro con ottimismo e immaginare per gli anni a venire una nuova fase di fiducia, consolidamento e crescita per l’azienda. Il nostro obiettivo è di dare risposte concrete, grazie alla messa a terra del piano industriale, coniugando la nuova forte dimensione industriale della società con il dialogo e l’ascolto costante dei territori».Una reazione ecumenica, che non cela l’importanza del passaggio compiuto. La delibera dell’Assemblea dei soci di Sei Toscana consentirà di portare il capitale sociale a 75 milioni di euro. Sarà interessante vedere quanti dei soci di Sei Toscana, tra cui Ecolat e Cooplat (con la regia di Estra), Csai, Sienambiente e Revet, oltre a Iren, sottoscriveranno l’aumento.«I 31 milioni di euro - aggiunge il presidente Fabbrini - andranno a sostenere il piano industriale già approvato a fine luglio, che prevede investimenti nel prossimo quinquennio di 150 milioni di euro che potranno generare valore per il territorio». Investimenti che saranno destinati all’acquisto di cassonetti di nuova generazione, centri di raccolta, mezzi innovativi, per arrivare a una percentuale di raccolta differenziata di oltre il 70% nel 2026. Il piano sarà l’applicazione del nuovo corso di Sei Toscana, sotto la regia di Iren.L’aumento di capitale della società per la gestione dei rifiuti conferma che la calda primavera delle nomine in provincia non avrà come centro di gravità le società legate ai servizi ambientali. Il consiglio in scadenza è quello di Sienambiente, che vede lo stesso Fabbrini alla presidenza. I Comuni che detengono le quote pubbliche, con quelli sedi di impianto come Poggibonsi in posizione maggioritaria, dovranno nominare un presidente e due consiglieri di amministrazione, dando per scontato che quelli che spettano a Iren, tra cui l’ad Alfredo Rosini, saranno confermati. Oltre a Fabbrini da tempo è libero il posto in cda di Roberta Bemoccoli, che si è dimessa a settembre, mentre l’altro consigliere è il commercialista Manuel Milone.Sono Intesa e Acquedotto del Fiora i consigli più strategici nel valzer delle nomine. Soprattutto il primo, visto il ruolo che avrà Intesa, e soprattutto la partecipata Estra nel dibattito sulla multiutility pubblica toscana. Per Adf il rinnovo del cda dipende anche da Grosseto: oggi i Comuni senesi esprimono due dei 5 consiglieri pubblici, il presidente Roberto Renai e Francesca Mugnaini. Il socio privati Acea esprime l’amministratore delegato Piero Ferrari e altri 3 consiglieri, il resto è di nomina grossetana. Il cda di Intesa, presieduto da Davide Rossi, con Pamela Fatighenti e Valentina Sampieri al secondo mandato, ha un appuntamento cruciale a inizio marzo: la presentazione dello studio del professor Giuseppe Savioli, docente di Economia aziendale all’Università di Bologna, sui costi e benefici della multiutility per il territorio. Il lavoro dell’advisor, che servirà ai Comuni soci (Siena ha il 15% delle quote pubbliche di Intesa, i comuni senesi hanno il 91,4% nel loro complesso) per decidere se aderire alla multiutility pubblica, per far giocare a Estra un ruolo decisivo come player e attrattore di capitali nella holding che comprenderebbe anche Publiacqua e Alia. Senza Estra la holding toscana non avrebbe molto futuro, soprattutto se punterà alla quotazione in Borsa. Ma serve ancora tempo.