Il piano dei rifiuti non arriva, le aziende anticipano la Regione

Il 65 per cento dei rifiuti urbani, avviando quel che resta al recupero di energia (22 per cento) e, sempre meno, alla discarica: questi gli obiettivi 2030 che Confservizi Cispel Toscana, voce delle aziende toscane dei servizi ambientali, si pone nella proposta di piano presentata ieri a Firenze in un convegno, in attesa che la Regione Toscana renda più chiari i propri intenti sui rifiuti. Il nodo del piano sviluppato dall'associazione conia collaborazione del dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell'Università di Firenze, sono nuovi impianti per l'economia circolare: dai digestori anaerobici al compostaggio, dai centri di riciclo alle fabbriche di materia. Oggi (dati aggiornati al 2017) le discariche toscane accolgono ancora il 38 per cento dei rifiuti urbani prodotti in Toscana: ma nel 2024 la loro capacità residua è destinata ad azzerarsi. «Chiediamo a tutti di fare la propria parte, dalle imprese che producono beni ed oggetti destinati a diventare rifiuti, alle aziende che riciclano», afferma Alfredo De Girolamo, presidente di Cispel. «Occorre finanziare gli impianti di riciclo -aggiunge anche con i nuovi Fondi Strutturali Europei 2021-27, che dedicano molta attenzione all'economia circolare e alle sue infrastrutture. Occorre un quadro legale chiaro sia a livello nazionale che regionale, e decisioni di pianificazione e localizzazione di impianti». Nella visione di Cispel c'è anche un aumento della capacità di termovalorizzazione: se la capacità attuale è di circa 28o mila tonnellate annue, la pianificazione originaria avrebbe consentito il balzo a 70o mila nel 2030, una capacità adeguata al fabbisogno stimato. Ma a fronte della chiusura prevista nei prossimi anni per gli impianti di Montale e Livorno, l'iter per realizzare il termovalorizzatore di Case Passerini, un impianto da 185 mila tonnellate annue, si è bloccato, il Consiglio di Stato ha stoppato l'impianto di Scartino e il progetto di pirogassificatore di Kme a Fornaci di Barga è ancora nel limbo. «Non ha senso immaginare di esportare questi flussi di rifiuti, sarebbe da irresponsabili», sottolinea De Girolamo. Alessio Ranaldo, presidente di Confindustria Toscana, chiede impianti di smaltimento dei rifiuti e regole certe sul tema, e mette in evidenza anche il tema dei rifiuti speciali, nota dolente di alcuni distretti: dalle 180 mila tonnellate prodotte dall'industria del cuoio alle II o mila del carGli obbiettivi Riciclare il 65%, ridurre al minimo l'uso delle discariche e recuperare energia tario. «Va superata a livello organizzativo e gestionale sostiene una rigida contrapposizione tra pubblico e privato; vanno al contrario ricercate, ove possibile, soluzioni sinergiche che sappiano garantire, sia per gli urbani che per gli speciali, la chiusura delle filiere, con indubbi vantaggi economici e ambientali». E la Regione cosa dice? L'assessore all'ambiente Federica Fratoni, intervenendo al convegno, ha definito la proposta Cispel «importante per la pianificazione toscana del nuovo piano regionale della gestione rifiuti, cui stiamo lavorando da tempo con l'obiettivo di far valere il principio di prossimità anche per le filiere del riciclo, con percorsi tutti toscani», ricordando che «abbiamo aperto numerosi tavoli di confronto per la gestione dei rifiuti tessili, lapidei, cartacci, conciari».

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